martedì 22 gennaio 2013

Il drammatico dramma degli odierni esploratori senza sponsor.

Colpa di un amico dei miei: quando ero piccolino mi regalò il libro
Viaggio di un naturalista intorno al mondo, di Charles Darwin.
Lo lessi con voracità, e da quel momento non ho più smesso di sognare.

Conoscere l'altrove, esplorare, non viaggiare solo per il gusto di farlo, ma per conoscere.

Ho avuto la fortuna di poter partecipare a qualche esplorazione, tutte pagate, o se vogliamo usare un termine in voga, sponsorizzate da altri. In tutto e per tutto.
Io non avrei mai potuto permettermi certi viaggi esplorativi, che spesso hanno dei 
costi esorbitanti.


E quanto sia importante avere uno sponsor lo sto scoprendo ora che sono pronto
alla partenza per una nuova impresa. 
Si sarebbe dovuti andare alla ricerca di testimonianze storiche in un posto
dimenticato da dio.
I soliti due archeologi che già ho avuto come compagni di viaggio in altre occasioni.
Ed altri 14 componenti (me compreso) partecipanti a vario titolo.
E lo sponsor che sovvenziona tutto. 
Questa volta, però, la persona che avrebbe dovuto sborsare la sommetta, ci 
ha ripensato! 
Ad un mese dalla partenza ha detto no.
E se al più presto non si troverà qualcuno disposto al mecenatismo, la vedo dura.

Ma come facevano gli esploratori di una volta? Chi pagava?
E quelli di oggi?

Gli esploratori odierni hanno perso molto del loro fascino. 
Sono spesso semplici fotografi free-lance che decidono di immortalare con foto, posti magnifici ed ai più poco conosciuti.
Sanno che venderanno le loro foto, e spesso già hanno qualcuno che commissiona il
loro lavoro. 
Poi abbiamo antropologi, botanici,  studiosi di vario genere. 
Anche in questi casi il tutto è molto semplice e programmato: una qualche
Università paga, ed il gioco è fatto. 
Diversamente per chi, come me, non ha titoli accademici tali da poter avere tali pretese di sponsorizzazione, l'esplorazione rischia seriamente di rimanere un sogno ad occhi aperti.

Ma allora, e  mi ripeto, anticamente come facevano?
Intanto sappiamo che il mecenatismo ieri e più di oggi, era una forma concreta per far conoscere il mondo lì fuori.
Gli esploratori facevano carte false per essere ai servigi di re e regine, i quali dall'altro canto volentieri accettavano, con la speranza di un facile arricchimento ed anche maggior prestigio, nel caso di scoperta di una terra ancora sconosciuta.

Ma se non avevano la fortuna di avere mecenati così danarosi?
Leggendo le storie degli esploratori di una volta, anche di quelli più recenti, del XIX sec. 
per esempio, mi sono reso conto di due fattori comuni: gli esploratori o erano dei disperati, oppure provenivano da famiglie molto danarose.
I disperati, proprio con la forza delle disperazione, o della fame, e con il miraggio di 
avere più successo in luoghi esotici e sconosciuti, si lanciavano nelle imprese a capofitto.
I ricchi avevano dalla loro il desiderio di provare alla famiglie che nonostante fossero i 
figli più piccoli, qualcosa sarebbero riusciti a combinare.
I figli maggiori, difatti, si occupavano degli affari di famiglia, e non avevano tempo per 
queste cose.
In tutte e due le categorie, si ha in comune la forza propulsiva dell'esplorazione che è insita nell'Uomo.
La curiosità tipica, che nessun altro animale possiede.
L'atavico cacciatore-raccoglitore che è ancora in noi, che ci ha sempre spinto oltre 
le Colonne d'Eracle.

Quindi, secondo me, in fondo una volta poteva anche essere più semplice andare alla scoperta di nuovi mondi. 
Bastava avere valide argomentazioni, o magari ritrovare una antica carta
nautica Romana, per lanciarsi nel'impresa....qualcuno che tirava fuori i soldini si 
trovava sempre, mamma o papà, o la regina di Spagna. 
Oppure da Società Geografiche vogliose di nuove scoperte.


Oggi le cose sono più difficili, se non impossibili. 
Tutto sembra scoperto, e a pochi verrebbe l'idea di pagare un'impresa, magari a sfondo storico, dalle scarse possibilità di successo.
Se ci mettiamo poi che sono pochissime le famiglie disposte a sostenere un loro parente in qualcosa del genere, vediamo che l'epoca delle esplorazioni, a livello privato perlomeno, sembra essersi conclusa per sempre. 
Tanto da farmi chiedere: ma esistono ancora gli esploratori?
Gli odierni non sono solo dei professionisti del trekking, e della fotografia?

Forse ho buttato giù troppi concetti, troppe cose su cui riflettere.

Forse per trovare qualcuno disposto a pagare questa nuovo impresa, dovrei mentire 
dicendo che siamo sulle tracce di un qualche VIP, e promettere foto di un'attricetta che
si mette in topless.

Alla prossima.

                          © 2013 by "Dino Conta