venerdì 21 giugno 2013

Oggetti perduti in mare: che fine fanno?

Che fine facciano gli oggetti perduti, a giudicare dalle numerose mail ricevute, 
sembra proprio un argomento che appassiona molti.
E non solo cercatori con il metal-detector.
Ho ricevuto e-mail anche da studiosi, da universitari, da tantissimi insomma.

Riprendendolo questo discorso, rammento ancora una volta che le mie sono solo 
teorie, passibili di smentita.
O meglio: ognuno potrebbe avere ragione, ma naturalmente, visto che le espongo 
le mie idee, credo di essere nel giusto.

Charles Darwin stesso è stato da me "smentito", se così posso dire.
E parlo di un personaggio che ammiro moltissimo.
Ma evidentemente le sue erano solo speculazioni quasi filosofiche, visto che di buchette nel terreno ne deve aver fatte davvero pochine nella sua onorata vita.

Nei precedenti post ho parlato di lombrichi e di formiche, dimenticando anche il lavoro 
svolto dalle talpe.
Ma anche in questo caso, credo si tratti di un contributo all'infossamento dell'oggetto, molto poco importante.
Anzi, le talpe, come gli istrici e altri animali che scavano tunnel sotto terra, per poi 
riportare la terra in superficie, possono agevolare la risalita degli oggetti perduti.

Risalita, che se non avviene nulla di 'animalesco', prima o poi si avrà, poiché il terreno tende a restituire gli oggetti, a 'sputarli' come fossero corpi estranei.
Visto che la terra è composta da tantissimi, milioni, di micro-organismi, che trattano l'oggetto come un intruso invasore e lo scacciano verso l'alto.
In una cacciata che dura anni ed anni, naturalmente.
Ma tendente verso l'alto, e non verso il basso.

L'oggetto, inoltre, una volta caduto sul terreno, e se non rimane fermo stabile dove esattamente è caduto, come spesso avviene, può sì scendere verso il basso, ma 
poi risale perché trova strati duri, magari a tre metri, e gli organismi a questo punto lo rigettano, come dicevo poc'anzi.

Insomma, si potrebbe dire tranquillamente che nulla è perduto!
Ed infatti è proprio così.

Girando pagina e recandoci al mare, notiamo che la stessa cosa avviene in acqua.
Anche in questo caso l'oggetto in acqua prima o poi va verso riva, o risale dal fondo.
Ma meno che in terra, molto meno.

In mare giocano altri fattori, ma stranamente non così tanto influenti come 
possiamo pensare.
Inoltre, la differenza fra mare e terra, nella ricerca, la fa il fatto che in mare è difficile andarci, e sono pochi i frequentatori, quindi pochi gli oggetti ritrovati, rispetto alla 
terra vera e propria.
Gli oggetti che risentono molto del fattore mare, sono quelli che hanno una certa galleggiabilità, e dimensioni  non piccole.
Allora, in questo caso, essi si possono fare crociere di due o tre continenti, prima 
che si spiaggino.
Ma a noi interessano oggetti piccoli e pesanti per loro natura.
Cioè gioielli ed Euro.
Questi rimangono 'a disposizione' per i cercatori per decenni.
E la cosa dovrebbe meravigliarci, perché questo capita anche in mari turbolenti 
che magari spesso sono teatro di tempeste tempestose.
Per esempio i mari tropicali.



Anche nei mari tropicali si può ritrovare un oggetto perduto 20 anni prima, quasi nello stesso punto, o comunque nel tratto di battigia prospiciente.
Eppure onde alte anche 5 metri si sono susseguite per anni, bufere, etc.
Il doblone perso nel naufragio del galeone che si trova a cento metri dalla riva, a soli 
10 metri di profondità, dovrebbe farsi un viaggetto, in teoria.
Il tempo ed i modi non gli sono mancati.
Ed invece, ed alla faccia di tutti quelli che credono che il mare faccia sfaceli, il doblone 
se ne sta fermo lì da secoli, fino a che una mareggiata, e magari la più stupida, lo 
cattura e lo riesce a capovolgere, iniziandone così il rotolamento sino alla riva.
Il rotolamento...questo sconosciuto.

Molti oggetti vengono restituiti grazie al rotolamento.
Cioè, il mare riesce ad agganciare un oggetto che oramai si è creato una sua dimensione nella sabbia, e resiste alla corrente, lo prende e lo capovolge, ed una volta girato per lui, l'oggetto, è il ritorno nel mondo dei vivi.

Sotto già due metri d'acqua, un oggetto trova una sua collocazione da cui è davvero 
molto difficile spostarlo.
Molti oggetti, di primo acchito, non vi riescono, e finiscono subito a riva.
La maggior parte, andando inesorabilmente giù, si crea una nicchia che li tiene al riparo 
da correnti, onde, ed altro.

Se non fosse così, come mai gli archeo-sub ritrovano praticamente tutto ancora nei paraggi dei relitti?
In teoria, se come dicono tutti, il mare restituisce, dovrebbero trovarsi a riva gli oggetti, magari solo dopo poche settimane.
Ed invece questo avviene solo per i pochi oggetti che per loro conformazione prestano 
il fianco al moto ondoso subacqueo.
O per la loro galleggiabilità. 
Gli esempi sono migliaia e si tratta di navi antiche, moderne, e di navi a piccole come 
a grandi profondità.
Il famoso Titanic, aveva le tazzine di ceramica ancora nello stesso esatto posto in cui si erano posate un secolo prima, quando sono state riprese da Ballard per la prima volta.
Eppure, le correnti non mancavano di certo.

Quindi, credo si dia troppa enfasi alla forza del mare, il quale evidentemente è stato 
creato dal nostro Signore, in maniera tale che non strappi ogni volta la vita marina dal fondo e la scaraventi a riva.
Altrimenti ad ogni mareggiata sarebbe un massacro.
E proprio per questa particolare peculiarità del mare, di non strappare come falco tutto ciò che si trova nel fondo, ne giovano, per così dire, anche gli oggetti perduti, che se ne rimangono ben belli lì, zitti zitti.

Ravanando con la Super-Drenella  mi rendo conto ancor di più che è proprio così.
Gli oggetti scaraventati dal mare verso riva, sono gli oggetti 'deboli'.
Gusci di telline, ma quasi mai telline piene.
Idem per le altre conchiglie.
E questo vale per le cose.
I chiodi resistono pochino in acqua.
Ma è la loro conformazione che li rende deboli.
Rotolano via alla prima mareggiata seria, e comunque molti di loro resistono anche 
tre anni in mare, grazie alle buche marine.

Le monete perse da qualche anno si stabilizzano a buoni 20 centimetri di profondità.
Lo posso dire con quasi certezza sempre grazie alla Super-Drenella, che oltre a farmi trovare ciò che i metal-detector non trovano, mi aiuta a capire i meccanismi di cui parliamo oggi.

Gli Euro caduti in acqua da poco tempo, se interviene una mareggiata entro un mese, ritornano proprio tutti a riva, altrimenti si infossano.
Ma una volta infossati non significa che ci rimangano per sempre.
No, basta una mareggiata più forte e si comincia a raccogliere.
Ma anche qui dipende dal tratto di mare, se vi sono scogli, se il fondo è roccioso, etc.

I fattori sono così tanti, che sto sinceramente pensando che questo mio discorso 
sia davvero solo speculazione filosofica.
In fondo potrei benissimo dire: gli oggetti solo in parte, diciamo il 30% tornano a riva; 
del restante 70 che rimangono ancorati, il 65% non verrà mai più ritrovato.
Ed anche del 30 tornato a riva, solo il 10% verrà ritrovato.
Per un totale, quindi, di solo 15% sul 100 persi in mare.
Che non è poco.
Ecco, punto.

Dovrei, e potrei, parlarvi dei fondi sabbiosi, melmosi, con presenza di vermi d'acqua, 
di quelli con forte presenza di tracine, etc..
Ma girereste canale per la noia.

Magari alla prossima parlerò delle buche in mare: veri forzieri d'oro!
E dell'andamento degli oggetti persi in sabbia asciutta, nell'arenile.
Però mi sa tanto che quasi quasi mi converrebbe farlo a fine stagione.......

Alla Prossima.


© 2013 by "Dino Conta".