lunedì 15 luglio 2013

Bella cercata con il metal-detector.

Pochi giorni fa ho preso il mio metal-detector e sono uscito senza una 
meta ben precisa.
Come quando, tanti anni fa, ero all'oscuro di quali potessero essere i posti migliori
per cercare, ho deciso di riprovare le stesse sensazioni.

In fondo le sensazioni piacevoli, quelle che ancora riescono ad emozionarti a 
distanza di tempo, sono proprio quelle legate ad un ritrovamento del tutto 
inaspettato ed in un luogo completamente fuori contesto.
Non è così?

Dopo venti minuti di macchina, individuata una radura, ed accertato non 
essere segnalata come zona archeo o vincolata da altri divieti simili, mi sono 
buttato all'avventura, in un praticello che di sicuro molti cercatori 
avrebbero -ed hanno!- snobbato.

Il primo target già ai primi secondi, in pratica subito, una devozionale in alluminio,
molto recente.
Sono cose che fanno morale e ti spingono ad insistere.
E già il fatto di non essere andato in bianco, rende la ricerca un pochettino più rilassata.

Il prato, nonostante il terreno avesse una composizione molto mineralizzata, e 
a tratti infestato da passati roghi di immondizia, con conseguente scioglimento 
in micro-palline di alluminio e altri metalli, non risultava particolarmente 
ostico al mio metal-detector.
Anzi, forse dovuto all'abbattimento particolarmente curato, il metal-detector ha 
cominciato a farmi scavare quello che forse non avrei voluto, ma che comunque 
è sintomatico del suo valore, o del particolare momento, o ancora, 
della fortunata simbiosi raggiunta.

Al terzo target rilevato, infatti, mi sono letteralmente spaccato le mani.
Il terreno per i primi dieci centimetri era abbastanza soffice, forse per le recenti 
piogge, ma superati questi dieci, la terra cambiava del tutto consistenza: 
un vero muro di cemento!
Il segnale invitante, però, non poteva farmi desistere, e col serio rischio di rompere 
il bastone in legno della mia zappetta, ho continuato a scavare.

Ho rischiato troppo, già in passato mi è capitato di rompere il bastone e di non avere 
un cambio zappetta nello zaino.
E vi assicuro essere una delle cose peggiore che possa capitare ad un cercatore, 
quella di arrivare in un posto e rompere la zappetta.
Una cosa orribile, a pari merito con l'esaurire le batterie, e non averne di scorta, o 
se si è particolarmente sfigati, rompere il metal.

Ho scavato, dunque, cercando di ammortizzare ogni colpo, addirittura andando ad impugnare la zappetta verso la fine, vicino alla zappa vera e propria, raschiando 
più che scavare.
Ho evitato così il peggio.
Questo scavo mi è costata mezz'ora e più, tantissimo sudore, le mani massacrate 
come non mi capitava da tempo.
Eppure oramai dovrei essere abituato.

Quello che però mi ha stupito è stato il rilevare un piccolissimo target, come un bossolo 
di pistola scaccia-cani, a quasi 27 centimetri!
Si parla spesso di misure, si legge di 50 centimetri, di 40.
Forse non si hanno le idee chiare al riguardo: questi sono numeri statisticamente 
così rari (non impossibili) da essere comunque irrilevanti.
Così raro arrivare a queste "profondità" che l'aver beccato questo 
piccolo target a 27 cm., in un contesto di terreno ostico, mi ha meravigliato.
Non mi succedeva dai tempi del Mito, e comunque solo dopo un bel po' di 
esperienza con esso.

Difatti, il buon feeling con lo strumento, è l'elemento essenziale e primario per una 
ricerca ottimale.
In un altro post parlo di perlomeno cento ore di ricerca, per poter affermare di 
conoscere bene un metal-detector.
Ora lo confermo, se mai ce ne fosse stato bisogno.
I primi tempi con il mio Adventis-2, mai e poi mai sarei riuscito a distinguere un 
buon segnale a quelle profondità, e sicuramente sarei passato oltre.

Nonostante la stanchezza del terzo scavo si fosse già fatta sentire, ho continuato 
a cercare nel prato per ben 5 ore consecutive.
E facendo cose che non consiglierei mai di fare a nessuno: senza bere; 
senza riposare un attimo.
Ero troppo carico perché avevo capito che ero entrato in perfetta simbiosi con 
lo strumento, e non sempre questo succede.
Non potevo perdere tempo a bere, nonostante il grande caldo, il sole a picco.
Non potevo, e penso che avrei preferito morire per disidratazione, piuttosto che 
fermarmi anche solo per 5 minuti.

La giornata mi ha regalato dei bei momenti, non tanto per i target, che sì ci sono stati (devozionali di circa 40 anni fa), ma per l'ottima performance del metal.
Magari alla prossima non sarà così, forse mi farà infuriare, ma per ora 
mi godo il momento.

Ho cercato con sforzo, visto il gran caldo ed il terreno durissimo, ma in definitiva 
senza sforzo, poiché non ero concentrato e quindi in uno stato di 
stress e/o di aspettativa.
 Il feeeling subito raggiunto con lo strumento, mi ha regalato, quindi, una ricerca 
con sforzo-senza-sforzo.

Penso il tipo di ricerca migliore che ci si possa augurare.
Su questo stato mentale di ricerca con sforzo-senza-sforzo ci vorrò
tornare un'altra volta, perché molto interessante capirne bene la meccanica.

Naturalmente, come sempre faccio, mi concentrerò sul cercatore e non sullo strumento, 
che soprattutto in questo caso, credo sia quasi del tutto ininfluente ai fini di una ottimale riuscita nell'arte del cercare oggetti perduti nel terreno.


PATENTINO:

Non ho dimenticato il discorso del PATENTINO.
Sto riscontrando più difficoltà del previsto, e nonostante abbia già individuato 
degli escamotage che permetterebbero una ricerca serena, voglio comunque 
ottenere un patentino proprio per quello che facciamo, che è onesto e 
quindi degno di esistere, e non cominciare col piede sbagliato.
L'onestà anche negli intenti, e la sincerità, necessitano ora più che mai.

Certo è che il primissimo ostacolo siamo noi stessi, noi cercatori, che come tutti gli 
italiani ci disperiamo, ci lamentiamo, siamo melodrammatici fino all'esasperazione, 
però quando si tratta di fare qualcosa......wooooppppp...scompaiono tutti!

Alla prossima.


© 2013 by "Dino Conta.