martedì 7 maggio 2013

Avventura brasiliana finita.....(ma non del tutto).

Scrivo non piú dal sito archeologico, o meglio, nei suoi pressi, ma da Belo Horizonte.
Sono tornato infatti con un leggero anticipo, volendo approfittare di un passaggio in elicottero (tre in effetti), non ci ho pensato su molto e ho fatto fagotto in due minuti, ed eccomi qui.
Ho evitato di tornare via terra, con camion e camionette varie, per migliaia di chilometri di asfalto bucherellato, o di terra rossa finissima che ti entra in ogni pertugio, ma soprattutto
mi sono evitato i pallosissimi "quebra-molas", cioé i dossi messi volutamente sulla strada
per far rallentare gli autoveicoli.
Ve ne sono di ogni tipo e dimensione: grandi e neri come l´asfalto, quindi di difficilissima localizzazione la notte; piccoli ed appuntiti, che trinciano i pneumatici se superi
gli 80 all´ora.
Una vera tortura per chi si fa un viaggio di 3 mila e passa chilometri, finisci per
sognarteli anche la notte.

L´esperienza di ricerca -autorizzata!- in quel sito archeologico, di cui scrivo nei
precendenti post, é stata sicuramente meno avventurosa delle mie solite qui in Brasile.
Direi quasi istituzionale, anche per me.
E me ne sono andato in un momento in cui per me non ci sarebbe stato neanche motivo
piú per rimanere.
Difatti il sito é ancora, e lo sará per molto, in pieno fermento.
Ma in controllo totale di  archeologi, o studiosi vari, che via via hanno preso il posto di noi uomini di buona volontá.

Fra gli ultimi arrivati, un esperto di sostanze psicoattive, od enteogeni, di cui si sospetta si facesse uso in questo sito.
La ricerca é quindi diventata anche una ricerca botanica, per scoprire quindi se esistono,
od esistevano,  piante particolari.

É diventata anche una ricerca antropologica, perché un antropologo, appunto, é 
giunto sino a qui per poter ascoltare il parere dei pochissimi indios superstiti 
della zona, cosa sanno del sito, etc...

I reperti ritrovati sono gli stessi di cui dicevo, i reperti metallici addirittura neanche 
piú uno dopo la ciotola.
In piú, peró, il sito ha regalato, negli ultimi giorni, delle punte di freccia in 
cristallo di roccao quarzo ialino.
Davvero molto belle ed interessanti.
Il cristallo di rocca, presente anche da noi in Italia, soprattutto nelle Dolomiti,
é in Brasile un po´ovunque.
Non é quindi strano l´uso di questa pietra per la realizzazione di punte.
Ma non é comune.

In Brasile la ricerca archeologica, e questo l´ho notato molto questa volta, é legata 
soprattutto alla preistoria.
Sembrano quasi sorvolare sugli ultimi fatti storici, sulla colonizzazione del territorio
da parte dei portoghesi, della ricerca dell´oro, dei Baindeirantes, cioé i 
cercatori d´oro avventurieri del XVI secolo e seguenti.
La preistoria fa la parte del leone.
Stranamente dico io.

I comuni cittadini sono convinti che l´archeologia sia una materia che non riguardi
il Brasile, se non marginalmente.
Basti pensare a quello che giá dicevo: nelle librerie, anche le piú fornite, non esiste
un libro sull´argomento 'Archeologia', e solo ora si cominciano a formare 
corsi universitari specifici.

La buona volontá c´é peró, ed anche il dispiegamento dei mezzi, quando vogliono,
é impressionante.
Nel sito oramai svolazzavano giorno e notte elicotteri dello Stato, vuoi per portare uomini
(leggi studiosi), vuoi per portare mezzi (leggi cibo e medicine).

Pochi giorni prima della mia partenza sono arrivati freschi di stampa
degli opusculi informativi.
Poche pagine, con tanti disegnini, molto adatto ai bambini, anche se viene 
distruibuito fra gli adulti, forse perché é meglio prevenire che combattere.
Fra le tante cose esplicative, colpisce un decalogo di cosa é un archeologo.
O meglio: cosa non é !
Piú o meno il decalogo, in forma di botta e risposta,  recita cosí:
 "L´archeologo é un cacciatore di tesori? No, l´ archeologo non caccia tesori, e se trova qualche reperto di valore, non é di sua proprietá ma di tutti noi, cioé dello Stato.
L´archeologo é un avventuirero che cerca anche l´oro? No, l´archeologo non vuole arricchirsi personalmente, e non cerca avventure, ma la traccia di un passato remoto..etc..etc..".
Insomma, il target ricettivo di questo opuscolo sono gli abitanti del luogo con qualche
grillo per la testa. E non solo.

Come dicevo, mi riesce difficile capire come mai prendano in considerazione solo
la preistoria.
Un avvenimento fra tutti, per me significativo: ai margini del sito, il sottoscritto ha
trovato resti di una casacca in cuoio, molto resistente.
La cosa mi ha incuriosito, e ho passato mezza giornata per tirala fuori dal terreno, 
cercando di non rovinarla del tutto.
Trovata, la casacca, grazie al metal-detector, visto che ancora erano attaccati 
delle specie di fibbie a gancio in un metallo brunito, che non ho saputo
ben decifrare (bronzo?).
Ebbene, la giubba in cuoio non ha interessato minimamente i due archeologi
presenti negli scavi, nonostante l´evidente vetustitá del cimelio.

La casacca é molto bella, seppur semplice, con riquadri e di un cuoio molto, 
ma molto duro.
L´esperto di piante mi ha aiutato nella identificazione del pezzo, confermando ció
che pensavo.
La giubba era usata nel XVIII secolo, ed anche ben prima, dagli avventurieri che 
si inoltravano nel mato (foresta) alla riceca di oro o di indios da rendere schiavi.
I cosiddetti Bandeirantes.
La giubba era in pratica un giubbetto anti-freccia.
Il precursore del giubbetto anti-proiettile, per capirci.
Inoltrarsi nel mato senza uno di questi cosi da mettere sopra la camicia, era pura follia.

Naturalmente ho cercato altri reperti, anche per risvegliare un po´ l´interesse
degli altri componenti.
Scavando in pratica quasi a mani nude (temevo di rovinare qualcosa) ho trovato delle ossa mummificate, molto lunghe.
Forse il termine 'mummificate' non é giusto.
Comunque sia sono delle ossa lavorate, tipo una sciabola.
E difatti, mi ´e stato confermata questa impressione: si tratta di costole di bue, 
lavorate a ´mo di sciabola.
In pratica era la spada dei Bandeirantes, o degli schiavi che li accompagnavano.
La spada dei poveri!

I Bandeirantes ricchi, naturalmente avevano spade che tutti noi conosciamo, spesso
anche molto belle.
Ma queste due che ho trovato, evidentemente di proprietá di qualche povero diavolo,
erano le spade del misero che non poteva permettersi niente altro che una
costola di bue, 
per potersi difendere da indios, dai giaguari.
E spesso anche dagli altri esploratori, che non indugiavano minimamente a fare secco
il primo che incontravano, solo per rubargli un pezzo di pane.

Quindi, secondo me perlomeno, un piccolo sito di interesse storico.
Ma sia la giubba che le due spade-costole, non sono serviti per risvegliare gli archeologi brasiliani da loro torpore monotematico.

Un peccato!
Il bello é che pensavo allora di potermi tenere queste cosine, se non altro per ricordo.
Invce, come si dice a Parigi, mancupeucaz...!!!

Forse avrei preferito non trovarle queste ultime cose, perchè si é risvegliato in me 
una aviditá cercatoria immensa.
Non legata al valore delle cose eventualmente trovate, ma alla possibilitá di svelare un pezzettino di storia di questo paese, che ancora ha tanto da svelare.

Quanto ancora c´é da fare in questo campo, qui!............

É di pochissimi giorni fa una nuova notizia che ha richiamato enormemente
la mia attenzione.
Ma mi mancano pochi giorni per tornare in Italia.
Pochi giorni, e pochi soldini, cosicché alla fine certe notizie sarebbe pure 
meglio non saperle.
Come quando ti dicono "Lí si trova tanto", ma tu non ci puoi andare.
Forse una delle cose peggiori per un cercatore.
Nel prossimo post vi diró di cosa si tratta.
Per me é una notizia davvero meritevole;
Ora vado.

Alla prossima. 


© 2013 by "Dino Conta