domenica 26 maggio 2013

Super-Poteri cercatori: il riconoscimento ufficiale.

Ho sempre pensato che noi cercatori abbiamo delle particolari doti super-naturali.
Se vogliamo chiamarli super-poteri, oppure sesto senso, settimo ed ottavo, questo
sta ad ognuno di noi deciderlo.
Certo, intendo i cercatori con qualche anno di ricerca alle spalle.
Oppure coloro che hanno la vocazione, quindi sono già nati cercatori, e magari solo 
dopo anni se ne sono accorti.

Dei super-poteri del cercatore, io non ne dubito, ed evidentemente anche altri 
se ne accorgono, a volte.

Sono tornato da una settimana in Italia, e non è stato un rientro alla vita normale facile.
I problemi che uno mette in stand-by per il periodo vacanziero, una volta ritornati,
sembra si ripresentino con più vigore, giusto così, per dispetto.

Insomma, fino a ieri ero un po' giù di corda, proprio per questi motivi.

Ma una bella, anzi bellissima, e-mail mandatami dall'archeologo brasiliano con cui ho condiviso l'esperienza degli scavi giusto poco tempo fa, mi ha fatto tornare il sorriso.
E visto che in fondo le lodi sono indirizzate a me in quanto cercatore, voglio 
condividerne la gioia con voi.

Nella mail mi si elogia in quanto, e grazie anche al metal-detector, sono riuscito ad individuare la località esatta in cui una antica spedizione di avventurieri a caccia 
di miniere d'oro, si era stabilita per un periodo non trascurabile di tempo.
Penso ognuno di voi abbia letto i precedenti post, soprattutto quelli inerenti in qualche maniera alla casacca di cuoio e le due spade.
Ebbene, le ricerche, anche senza di me, sono naturalmente andate avanti, e sotto la supervisione dell'archeologo responsabile del sito preistorico (il sito per cui ero lì).
Sì proprio quello, l'archeologo che sembrava poco interessato alla storia, 
a questa storia,  e proprio quello che aveva relegato (per modo di dire) questa
ultimo ritrovamento ad un altro archeologo non presente agli scavi.

In questi giorni, e me lo si spiega bene nella lunghissima mail,  sono state rintracciate evidenze di un accampamento fortificato, trovati altri interessanti reperti, fra cui uno su tutti: una piccola pezza di cuoio all'interno di un vaso interrato, in cui si trovavano
ben 38 grammi di oro nativo!!
E poi: vasellame vario, resti di fuochi; forno per la cottur; fori di pali,etc.

Ma il ritrovamento per cui sono tutti molto eccitati, è questo: resti di un fuoco particolare, una pira crematoria realizzata con lo scopo specifico di preservare (sì, preservare) 
i poveri resti di qualche personaggio di un certo spessore, facente parte della spedizione.
In poche parole, il capo della spedizione, di quella antica spedizione di cui non si seppe mai più nulla, doveva essere probabilmente morto nel luogo, e come di consuetudine in questi casi, il corpo veniva cremato in questa maniera bizzarra, mettendolo in una fossa non profonda, dopodiché si ricopriva di terra.
Una volta ricoperta la fossa, sopra veniva accatastata della legna, e si accendeva un
fuoco che poteva durare anche per giorni.
Non più di 4 comunque.
Alla fine di questo elaborato sistema, si procedeva alla raccolta dei resti mortali, cioè le ossa del poverino, senza carni o altro che naturalmente erano state eliminate con il falò.
Poi le ossa venivano messe in una sacca e finalmente riportate a casa.
Questa procedura così particolare, e se vogliamo macabra, era destinata solo ai personaggi importanti, proprio per il dispendio di energie necessario.

Il sito ha preservato bene ogni reperto, ogni evidenza, grazia al contesto naturale.
Come abbiamo visto in altro post, ritrovai la casacca abbastanza vicino ad un'ansa di un fiume, quindi il terreno è particolarmente torboso, fangoso, e questo sembra aver preservato bene un po' tutto.

Voi direte "Ma che c'entra questo con il prologo, cioè perché noi cercatori dovremmo possedere poteri particolari, o altro??".
Ebbene, la mail contiene elogi sperticati in cui mi si ringrazia per essere riuscito a capire, senza nessuna evidenza visibile, il luogo in cui circa due secoli fa, si potevano essere accampati degli uomini.

Ed io sono certo di meritarmeli tutti questi elogi così come se li sarebbe meritati 
ognuno di voi al mio posto.
E come se li merita ogni cercatore che supporta qualsiasi indagine archeologica.
Gli archeologi possono essere sicuramente più preparati sotto molti punti di vista, ma l'occhio di un cercatore è molto più allenato nel saper riconoscere il passaggio umano, molto più sagace nel capire i punti di interesse.
Cercatore che può essere benissimo anche solo un cercatore di, o da, spiaggia.

Non neghiamolo: dopo anni di ricerca, marina o terrestre, ci riesce sorprendentemente facile ed intuitivo capire dove un essere umano possa essere passato, che cammino 
ha intrapreso, dove possa aver perso qualche oggetto.
Ed ancora: capire addirittura la dinamica dell'oggetto perduto e del perché quel 
tal oggetto non sia poi mai più stato recuperato.

Sono cose che un cercatore le sa, senza aver studiato sui banchi, le sa per 
esperienza diretta, le sa perché ci è nato così.
Perché il Dio dei Cercatori è suo Padre.

Chiamateli, se volete, super-poteri, o come volete voi.
In questa bella mail che ho ricevuto, in pratica si prende atto che un cercatore 
possieda questi super-poteri.
Ed io a voi posso dirlo: è vero, è così.
Non posso negare che quella mattina, mentre camminavo sulle sponde del fiume, 
alla ricerca di non so neanche io cosa, ho capito che in quel dato posto poteva 
benissimo essersi accampato qualcuno nel passato.
Ed ancora non sapevo della famosa spedizione perduta.
Ho sentito l'odore di target, ed ho proceduto come guidato da un'Entità Superiore.

Forse è solo intuizione moltiplicata per milioni di volte, d'accordo.
Niente di trascendentale, nel vero senso del termine, se volete.
Ma è fuori discussione che un cercatore allenato, possa fare una grande differenza
in un sito di scavo.
O perlomeno alla ricerca dello stesso.
Soprattutto quando, come in questo caso, non vi sono nessun tipo di evidenze visibili.

Quanto vorrei esser lì, di nuovo lì, in questo momento....
Poter sentire l'odore dell'oro, captare i pensieri degli uomini che si trovavano in 
quell'antico accampamento fortificato in riva al fiume.
Capire che fine hanno fatto, cosa gli sarà successo.
Se uccisi dagli indios, magari per una storie di donne, o morti uno ad uno per qualche
tipo di epidemia.
Oppure morti di inedia, come spesso succedeva.
Sì, in luoghi pieni di ogni bendidio, si moriva facilmente di fame.
Per la scarsa, o nulla, competenza degli avventurieri in fatto di ricerca di cibo in
luoghi ostili.

Spesso finivano per divorarsi fra di loro, e magari proprio la casacca di cuoio da me ritrovata, era stata nascosta con lo scopo di mangiarsela poi di nascosto dagli altri.
L'ultimo cibo disponibile.

Tutte congetture che solo gente come noi riesce bene a visualizzare, solo noi 
cercatori sappiamo, grazie ai nostri super-poteri, individuare tracce dove gli 
altri vedono solo fango.
Capire il percorso di un oggetto perduto, perché è stato perduto, ed ancor 
di più: perché non è stato recuperato.

Siete d'accordo?


Alla prossima.



© 2013 by "Dino Conta"









  





martedì 21 maggio 2013

Miscellanea.

Volevo farvi vedere questo insetto che uccide una persona solo con
il semplice contatto.
E' un millepiedi brasiliano, il nome non lo ricordo, anche perché in genere hanno dei nomi davvero del caz... strani.
Se avete letto il mio post sugli insetti che ci hanno assalito mentre eravamo nel casolare, capite a cosa si può andare incontro da quelle parti.
A quante migliaia di persone saranno state uccise da semplici insetti nel 
corso degli anni.

Immaginiamo l'esploratore incauto che si appoggia stanco su di una pietra;
i primi portoghesi che si avventuravano con l'armatura nella boscaglia, 
un leggero fastidio alla schiena, provavano a grattarsela...e -zac!- 
il millepiedi, o qualche altro insetto maledetto, fa un'altra vittima.

Infatti,a ben pensarci, l'animale che uccide di più nel mondo è un
insetto piccolino: la zanzara portatrice della Malaria. 
Altro che squali e tigri....

Ed eccolo in foto il killer pronto ad uccidere: 




Come vedete è di considerevoli dimensioni, ed è pure rattrappito di un bel po'.
L'ho trovato accanto allo zaino di uno del gruppo, e pensavo di fare uno scherzettino ed infilarglielo nel letto.
Ma fortunatamente un tizio che conosce molto bene ogni tipo di insetto mi
ha messo subito in guardia, anche dal solo avvicinarmi.
Se lo avessi preso in maniera sconsiderata (stavo usando un semplice stecco), avrei potuto non raccontarla e morire fra atroci tormenti, rantolando con 
la bava alla bocca, senza che nessuno dei presenti avesse
potuto far nulla per aiutarmi, visto che di questo maledetto, anzi del 
suo veleno, non esiste antidoto! 

Come vedete dalle foto, l'insetto maledetto è intatto.



L'ho ucciso innaffiandolo di abbondante dose di DDT.
Il maledetto ci ha messo buoni 2 minuti prima di ritornare nell'inferno 
da cui era venuto.


> Adesso cambio del tutto argomento.
Grazie a varie segnalazioni via e-mail, sono stato ragguagliato dell'enorme successo che sta avendo la ricerca in acqua con le pale tipo 
SUPER-DRENELLA-DI-DINO-CONTA. 




Molti si rammaricano che nei vari Forum del settore, non mi si citi come 
padre dell'invenzione, che non si dica che tutto nasce da una mia idea, etc.
Io non sono d'accordo, o meglio, lo sapevo che sarebbe successo questo.
Lo avevo scritto varie volte, e lo accetto di buon grado.

Lo sapevo: prima si sarebbe avuta la fase delle derisione, cioè qualcuno avrebbe ridicolizzato questa importante innovazione.
E questo, lo abbiamo visto, è successo.
Poi ci sarebbe stata la fase dello stallo, o del dubbio.
Cioè i ridicolizzanti avrebbero preso una pausa di riflessione, per capire
meglio (in genere i ridicolizzanti sono anche tardi di comprendonio) come comportarsi, se tutti la pensano come loro (o meglio: se tutti NON pensano come loro), cosa fare insomma.
Poi prevedevo, ed è avvenuta, la fase del dimenticatoio.
Questa fase è forse la più subdola, perché volutamente i ridicolizzanti smettono di parlare dell'oggetto da loro deriso, con la speranza che il
Genio inventore (io cioè), non venga più associato all'oggetto in questione.
Oggetto, che in fondo in fondo (non poi così tanto però) è stato da loro sempre invidiato, non ammirato, come sarebbe stato giusto e sano che fosse.

Ed infine, come da copione, i ridicolizzanti, cioè coloro che nutrono la loro anima di energia negativa e tendono a spanderla ovunque si manifestino, come fa l'ippopotamo quando spande i propri escrementi nel laghetto in cui vive con i propri simili, infine, dicevo, essi si appropriano delle invenzioni altrui, fingendo di non sapere assolutamente nulla dei precedenti fatti.




Come se l'idea gli fosse piovuta dal cielo, così, all'improvviso.
Come se la gente fosse scema e non ricordasse le loro perfomance denigratorie.
Comunque, era già tutto previsto, no problema per me.
Ringrazio i segnalatori della carineria e delle parole gentili, e ad alcuni di
loro consiglio di non accalorarsi più di tanto perché non ne vale la pena.
Ripeto: io lo sapevo, e per me va bene così.

> Ora di nuovo, e ve lo chiedo PER FAVORE:
NON scrivetemi per chiedere consigli su quale metal-detector acquistare; 
su come trovare i posti buoni; o cose del genere.
Siete tutte persone degnissime di risposta, ma io non posso stare intere giornate a rispondere ad ognuno, e ripetendo poi le stesse cose che si possono trovare o in questo Blog, oppure in tutti gli altri Forum del settore.
Quindi, non prendetela per scortesia se non ricevete un messaggio di risposta, ma mi è umanamente impossibile.
Non vedevo la posta da quasi due mesi, il mio account 'dinocontacercatore.virgilio',e sono rimasto a bocca aperta: l'account 
era praticamente bloccato per la mole di e-mail inviatemi.
E quasi tutte con le stesse richieste.

Grazie ancora per la comprensione!

Alla prossima.

© 2013 by "Dino Conta






lunedì 20 maggio 2013

Di ritorno dal Brasile. Considerazioni a ruota libera.

Tornato ieri sera dal Brasile.
Viaggio faticoso, una scorpacciata di aerei, ben 4 per tornarmene in Italia.
Questo perché gli ultimissimi giorni ho fatto una capatina vicino a San Paolo, con l'intento di incontrare il proprietario della fazenda Nazista, di 
cui parlo nel precedente post.

Ma di questo incontro ne racconterò in un post specifico a breve.

Questo viaggio in Brasile, se mi avete letto, è stato da me vissuto in 
maniera altalenante.
All'inizio non ero poi così tanto contento di come stavano le cose, 
della ricerca nel sito del Mato Grosso del Sud, intendo.
Troppa poca avventura, così mi sembrava.
Ma poi mi sono reso conto di stare lì a fare le storie come i bambini che 
non si accontentano mai.

In fondo, anche se pochi i ritrovamenti, si tratta di oggetti repertati come 'molto importanti' da parte degli archeologi brasiliani.
La ciotola è sotto esame in pratica da decine di professori e studenti di 
una famosa Università del Brasile.
La giubba in cuoio e le due spade in osso di bue, sono lo spunto per nuove ricerche che si preannunciano interessanti.

Qui sotto in foto, il luogo del ritrovamento della giubba e delle 2 spade:



Per fare una disamina del mio viaggio, dico subito che sono tornato a casa naturalmente senza nessun oggetto.
Speravo perlomeno in qualche punta di freccia, ma neanche questo mi è 
stato concesso.
Vabbé, già lo sapevo d'altronde, e comunque va bene così.
In fondo già lo essere stato spesato di quasi tutto, è stato un gran successo!

Le stesse poche ricerche che ho fatto in spiaggia, quando mi trovavo in 
una nota località marina, si sono concluse con le varie regalie a dei ragazzi che mi hanno assillato tutto il tempo.
E visto che mi sembravano bisognosi, ho regalato loro i vari soldini 
(che tanto pochi non erano) e chi si è visto si è visto.
E forse, così facendo, mi sono pure salvato da un probabile assalto a
mano armata, cosa non rara da quelle parti.

In molte occasioni l'uso del metal-detector è stato 
assolutamente impossibile, in Brasile.
Quando?
Come accennavo poco fa, spesso nelle spiagge brasiliane utilizzare il
metal equivale ad andarsele a cercare.
Nonostante il paese stia crescendo economicamente in maniera vertiginosa,
i poveri ancora esistono, e non pochi di loro prendono la disonorevole scorciatoia del banditismo.

Quindi, vedere un 'gringo' che si aggira per la spiaggia con in mano un mezzo per trovare oro e monete, potete intuire che sia il gringo-cercatore il target, 
e non i soldini sotto la sabbia!

Comunque, una volta trovata una spiaggia in cui sia lecito cercare, e
che non vi siano nidi con uova di tartaruga, erbe di duna non sottoposte a tutela (zona interamente tutelata), che la spiaggia non sia affollata
(per i motivi di cui sopra, mai di notte!), che i poliziotti siano tolleranti
(delle volte gli rode un bel po'..), che i proprietari dei vari chioschi non 
si sentano padroni assoluti di quello che sta sopra la spiaggia ed 
anche sotto (succede pure questo), potete iniziare la ricerca marina.

Sapendo però che se non riuscite a discriminare i milioni (sì, milioni) di 
tappi di bottiglie di birra presenti sulla sabbia, potete pure andarvene via subito, altrimenti rischiate di passare la giornata a pulire l'arenile.

La ricerca su terra.
In Brasile i terreni sono fortemente mineralizzati.
E sono letteralmente tempestati di ferro.
In vaste zone della regione di Minas Gerais, che è grande 5 volte l'Italia,
è assolutamente impossibile cercare.
La presenza del ferro, in forma spesso di vere e proprie pepite di proporzioni considerevoli, rendono inutilizzabile anche il metal-detector più performante.

Queste pepite in puro ferro, nelle foto, sono piccole.


Le ho prese piccole per potermele portare a casa in Italia (almeno queste sì..), le grandi pesavano troppo.
Ma vi assicuro che non è raro trovare a fior di terra pepite di puro ferro
grandi come meloni.
Ed immaginate tutto il campo così disseminato.



Fortunatamente, almeno per noi cercatori, il Brasile non è tutto così.
Anche se stranamente questa peculiarità così nostra nemica, sembra 
trovarsi nei posti più interessanti, perlomeno sotto il punto di vista cercatorio.

Nel Brasile è lecito cercare con il metal-detector? 
Bella domanda.
Da quelle parti fanno spesso riferimento alla legislazione portoghese, visto che sono molti i discendenti dei portoghesi, e sono quelli che ancora contano di più nella società.
Ed in Portogallo cercare con il metal, è assolutamente vietato!
Ma sembrano non saperlo, o meglio, finora nessuno si è ancora posto il problema, nonostante questo hobby stia vivendo un momento di attenzione anche lì, i legislatori, ed il loro braccio violento della legge (eh..eh..),
non vietano, ma neanche permettono.
Una situazione che mi sembra di aver visto da qualche parte...

Diciamo che forse si corrono seri rischi ad avventurarsi senza nessuno che
ti faccia da scorta, anche legale.

Mi spiego: non mi sognerei mai di andare in una collinetta, anche non tutelata archeologicamente, per poter fare una cercatina.
Per vari motivi: il primo che non so come la prenderà il proprietario, anzi, 
i dipendenti dei proprietari, che hanno l'ordine di sparare a vista ad ogni intruso, senza tante formalità.
Ed in un paese dove la violenza è alle stelle, vi assicuro che è un'eventualità del genere è al 99% probabile.
Giocarsela solo pensando di passare inosservati sarebbe da idioti.
Un'auto in arrivo viene segnalata un'ora prima che giungiate nel 
posto prescelto.

Inoltre, altro motivo per cui non andrei mai corazzato in giro per le colline brasiliane, è che sono davvero tanto gelosi della loro storia, quindi guai
se vi vedessero disotterrare anche solo una monetina di 20 anni fa.
Finireste nei guai di sicuro.

Come risolvere allora?
Io da anni utilizzo il metal-detector in Brasile, ebbene non ho mai tenuto neanche un piccolo oggettino per me.
Ho sempre cercato in pompa magna, chiedendo il permesso ad autorità, spesso anche molto importanti, con la promessa -sempre mantenuta- 
di riconsegnare ogni cosa.
Il risultato è sempre stato soddisfacente, mai mi è stata negata l'autorizzazione, e sempre -e ripeto: sempre- mi sono stati dati degli uomini che mi coadiuvassero nelle ricerche.
Dal semplice autista, al contadino che mi accompagnava nei luoghi, all'archeologo, al geologo.

Non voglio dire con questo che la ricerca col metal sia impossibile, ma
non posso essere facilone e dire il contrario.
Personalmente non ho mai avuto il coraggio di avventurarmi da solo in una cercata, non per paura dei serpenti, o chissà cosa, ma per timore delle conseguenze che da queste parti possono essere conseguenze irrimediabili.

Comunque, alla faccia di quello che vi sto dicendo, proprio in questi giorni 
si è svolto a Rio de Janeiro il 'Minelab-Day'.
La spiaggia era piena di futuri cercatori speranzosi.
Nonostante i metal costino praticamente quasi il doppio da queste parti, 
a causa del dazio, la Minelab ha fatto grandi affari.

Il mondo cercatorio in Brasile sta cambiando, credo che già dal prossimo
anno potrò vedere delle differenze.
Non so dire se positive o negative.

Alla prossima.


© 2013 by "Dino Conta





giovedì 16 maggio 2013

L´ultima fazenda Nazista.

Un disastro di grandi proprorzioni si é appena compiuto qui in Brasile.
Un enorme errore dal punto di vista storico.
Notizia di pochi giorni fa, dice che l´unica, l´ultima fazenda nazista 
presente in Brasileé stata appena buttata giú, senza tanti riguardi. 

Piccolo passo indietro.



Forse non tutti sanno che il Brasile negli anni ´30 era molto vicino idealmente all´Italia 
di Mussolini ed alla Germania di Hitler.
Era in pratica un patto di amicizia, spesso controfirmato da accordi economici 
vantaggiosi per tutte e tre le parti.
Una parte di storia davvero molto poco conosciuta qui, come altrove.

Forse ci si vergogna un pó a riconoscere che il proprio paese aveva gli stessi ideali
dei due che poi hanno perso la guerra.
Ma tant´é.

Il Brasile, grazie ad un abilissimo gioco di diplomazia di riavvicinamento ideato dagli americani, quelli del Nord, finirono come é noto per entrare in guerra dalla parte, 
all´epoca, meno prevista.

Ma prima che tutto ció accadesse, prima cioé che gli americani facessero opera di convincimento a loro pro, il Brasile ospitava tranquillamente intere colonie di nazisti.
Molte quindi le fazende (fattorie di grandissime proporzioni) di proprietá nazista, o date 
in uso dai loro ammiratori brasiliani.
Quella che alla fine di aprile di quest´anno é stata appena distrutta, si trova a pochi
chilometri da São Paulo, esattamente a Cruzeriro do Sul.
La struttura della fazenda é in mattoni marcati con la svastica, come possiamo vedere
nella foto qui sotto.




Completamente costruita cosí, da cima a fondo!
E a detta dell´attuale proprietario, il sig José Ricardo Rosa (in foto con il barbone bianco), nella fazenda non sono mai mancati i ritrovamenti di cimeli con svastiche o altro.

Aldilá di tutto, penso che permettere l´abbattimento di un pezzo di storia come questo, 
sia stata una grande leggerezza da parte del governo brasiliano.
Un vero peccato.

Si sarebbbe potuto preservare il sito, farlo conoscere, renderlo -perché no?- un punto
turistico per gli amanti della storia, e non solo.

Naturalmente, la stessa cose che avrete pensato in questi minuti voi, l´ho pensata io.
Ma andare fino a lí per fare una cercatina con il metal-detector, finora non 
é stato possibile.
La cittadina dista ben 840 chilometri da dove mi trovo io, e poi ho poco tempo a 
disposizione oramai.

Insomma, una bella disdetta non averlo saputo prima, cazzarola!
Forse sarei riuscito a preservare dalla furia distruttrice qualche cimelio interessante.

O anche solo portarmi a casa uno dei mattoni.
Mattone che qui -zitti zitti- si vendono alla considerevole cifra di 700 Reais, circa 250 Euro.



Speriamo solo che davvero non sia l´unica fattoria ancora presente in Brasile.
Io da anni, insieme ad altri, sto cercando disperatamente di localizzare l´itinerario esatto compiuto da un famoso personaggio storico dell´epoca, in fuga verso la clandestinitá.

Forse il prossimo viaggio in terra brasiliensis sará dedicato completamente a 
questa ricerca.
Si accettano prenotazioni, ma soprattutto sponsor.

Alla prossima.



© 2013 by "Dino Conta





mercoledì 15 maggio 2013

Bandeiras, Entradas, Monçoes: le esplorazioni antiche in Brasile.

Avrei voluto rimanere di piú qui in Brasile, ma per ovvi motivi non posso.
Sarebbe bastato un altro mesetto, soprattutto alla luce dei nuovi fatti.

Ricordate la casacca di cuoio ritrovata con il metal-detector (grazie alle sue
fibbie in bronzo)?
Uno dei rarissimi target degni di nota di questa mia avventura brasiliana, e 
quello piú snobbato dai cosiddetti studiosi del settore, presenti agli scavi.
Per non parlare delle due spade 'dei poveri' ricavate dalle costole di bue.
Con quelle, secondo loro, avrei pure potuto farci il brodo...

Ebbene, facevano i finti tonti, ma in realtá erano state prese in forte considerazione.
E l´ho saputo pochi giorni fa, con un equivoco degno di una commedia.

Mi arriva una e-mail di un archeologo, amico di quello presente agli scavi, in pratica colui 
a cui sono stati consegnati i sopracitati oggetti.
E´ di São Paulo, e mi chiede di incontrarmi, appunto per sapere tutto il possibile del sito.
Io rispondo che incontrarsi non sará possibile, io sto a 550 chilometri, ed i viaggi interni in Brasile costano davvero tantino, non mi va di buttare soldi solo per fare una chiaccherata.
E poi non ne capisco molto la necessitá impellente.

Seguono altre mail, al ritrmo anche di 5 o 6 al giorno; "Forse riesco a venire io, 
ma dipende se mi pagano le diarie, et..", ed io penso "Caxxi tuoi!";
"Quello é ilo mio campo di studio..", ed io di nuovo penso " E sti..".

Alla fine una sua mail mi spiega che la casacca risale piú o meno alla fine del 1600, che é 
di buona fattura, che le fibbie sono portoghesi (lo capisce dal disegno), e che le due spade, realizzate con le ossa, hanno addirittura incise le iniziali dei vari proprietari che 
le hanno possedute.
Poi aggiunge: " è la prova incontrovertibile che cerco da anni, cioé che i 'monçoes' sono passati anche vicino a quel fiume dove le hai trovate tu!".

Monçoes? Ma che dice? Il termine 'monçoes' (pronuncia: monsois) significa
proprio 'monsoni', come quelli tropicali  tipici dell´India, o di altri luoghi del genere.
Ma non certo tipici del Brasile, e di sicuro assolutamente non della zona del
Mato Grosso del sud.
Non capisco il nesso, e forse anche io mezzo allucinato, rispondo con una serie di
equivoci per perlomeno altre 4 mail.
Tipo: "Non sapevo che i monsoni potesero spingersi a tanto", "Incredibile come un monsone possa essere studiato solo grazie al ritrovamento di una casacca..".
Ma poi il colpo finale: "Mi dispiace non poterti essere di aiuto, ma io di metereologia non
ne capisco poi molto..".
E lui: "Di metereologia?..e chi parla di metereologia?!".
Ed arriva -finalmente- la spiegazione!

Dalla conquista del Brasile, da parte dei portoghesi, si sono susseguite, come é intuitivo, 
una serie di esplorazioni verso l´interno.
Le 'Entradas' sono quelle organizzate dagli stessi portoghesi, quelle ufficiali se vogliamo,
e lo sapevo;
le 'Bandeiras', sicuramente le piú famose di tutte, organizzate dagli abitanti di São Paulo, abitanti oramai mischiatosi con gli indigeni, anche nel modo di parlare, e che andavano alla ricerca dell´oro.
I Bandeirantes, coloro cioé che effettuavano le Bandeiras, erano personaggi molto particolari, avventurieri di tutto rispetto, che hanno lasciato una impronta indelebile nella storia di questo paese, se non altro grazie alle loro scoperte: le miniere d´oro di 
Minas Gerais, e limitrofe.
E anche queste storie le so e le sapevo molto bene.
Diciamo pure che é sicuramente il capitolo di storia brasiliana che piú mi affascina.

Non sapevo peró che esisteva un´altra terminologia per altri tipi di spedizione, appunto
proprio le Monçoes.
I 'monsoni' sono delle esplorazioni spintesi molto piú all´interno di questo paese, verso
l´ovest, la parte piú inesplorata del Brasile.
Ancora oggi la zona meno popolata e piena di possibilitá.
Queste particolari esplorazioni, nate sempre con lo scopo di cercare l´oro (anche se come le altre spesso finivano con la caccia all´indios...), si sviluppavano per via fluviale, avevano una durata maggiore per via della enorme distanza (dalla costa al Mato Grosso, o piú su), e come le altre, spesso con esiti fatali per tutti i partecipanti. 
Ed i partecipanti alle monçoes, potevano anche arrivare al considerevole numero di 
800 persone!
Di cui magari ne tornavano a casa, dopo 2 o 3 anni, solo 2.

Ecco, queste sono le monçoes, brevemente.
Quindi, nulla di metereologico, era solo un termine che mai avevo sentito prima, e che ho scoperto essere sconosciuto a quasi tutti qui in Brasile.

Alla fine, quindi, scoperto l´equivoco, e fatte pure un po´di risate via Skipe, ci siamo concentrati sull´oggetto di tanto interesse: la casacca.
Giustamente, l´archeologo mi ha fatto notare che di reperti quasi sicuramente ve ne 
saranno ancora molti altri.
Anche perché il ritrovamento é stato fatto proprio dove lui giá immaginava fosse transitata una famosa monçoes, di cui peró non si é saputo piú nulla, proprio perché nessuno dei 300 partecipanti é piú tornato a raccontarne le gesta.

Forse da me ci si aspettava che tornassi lí a fare un´altra cercatina.
Ma avrei potuto solo se avessi vinto al Supernalotto, oppure se qualcuno sborsasse
i soldini, altrimenti nada de nada.
Quello che ho potuto fare, l´ho fatto.
Oramai per me se ne parla il prossimo anno, se tutto va bene.

Insomma, la tanto snobbata casacca sembra essere il primo ritrovamento di una carovana di disperati di fine 1600, che misesi alla ricerca dell´oro, in quel del Mato Grosso do Sul,
finirono i loro giorni, probabilmente divorati dagli indios cannibali, o per le 
numerose febbri, o uccisi dai giuaguari, dai caimani, dai serpenti, o dalla fame.

Il rammarico é di non essere stato ascoltato e supportato quando ho scoperto 
queste cose.
Forse credendoci di piú avrei tirato su ancora qualcosina.
Sarei rimasto ancora lí, perlomeno un´altra settimana.

Pazienza, quello che doveva essere fatto, da parte mia é stato fatto.
Ora la strada é aperta, non mi resta che attendere i risultati che gentilmente mi verranno inviati nei prossimi mesi, di una ricerca che verrá compiuta a partire dai primi di giugno.

Non mi sembra poco, giusto?

Alla prossima.



© 2013 by "Dino Conta

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martedì 7 maggio 2013

Avventura brasiliana finita.....(ma non del tutto).

Scrivo non piú dal sito archeologico, o meglio, nei suoi pressi, ma da Belo Horizonte.
Sono tornato infatti con un leggero anticipo, volendo approfittare di un passaggio in elicottero (tre in effetti), non ci ho pensato su molto e ho fatto fagotto in due minuti, ed eccomi qui.
Ho evitato di tornare via terra, con camion e camionette varie, per migliaia di chilometri di asfalto bucherellato, o di terra rossa finissima che ti entra in ogni pertugio, ma soprattutto
mi sono evitato i pallosissimi "quebra-molas", cioé i dossi messi volutamente sulla strada
per far rallentare gli autoveicoli.
Ve ne sono di ogni tipo e dimensione: grandi e neri come l´asfalto, quindi di difficilissima localizzazione la notte; piccoli ed appuntiti, che trinciano i pneumatici se superi
gli 80 all´ora.
Una vera tortura per chi si fa un viaggio di 3 mila e passa chilometri, finisci per
sognarteli anche la notte.

L´esperienza di ricerca -autorizzata!- in quel sito archeologico, di cui scrivo nei
precendenti post, é stata sicuramente meno avventurosa delle mie solite qui in Brasile.
Direi quasi istituzionale, anche per me.
E me ne sono andato in un momento in cui per me non ci sarebbe stato neanche motivo
piú per rimanere.
Difatti il sito é ancora, e lo sará per molto, in pieno fermento.
Ma in controllo totale di  archeologi, o studiosi vari, che via via hanno preso il posto di noi uomini di buona volontá.

Fra gli ultimi arrivati, un esperto di sostanze psicoattive, od enteogeni, di cui si sospetta si facesse uso in questo sito.
La ricerca é quindi diventata anche una ricerca botanica, per scoprire quindi se esistono,
od esistevano,  piante particolari.

É diventata anche una ricerca antropologica, perché un antropologo, appunto, é 
giunto sino a qui per poter ascoltare il parere dei pochissimi indios superstiti 
della zona, cosa sanno del sito, etc...

I reperti ritrovati sono gli stessi di cui dicevo, i reperti metallici addirittura neanche 
piú uno dopo la ciotola.
In piú, peró, il sito ha regalato, negli ultimi giorni, delle punte di freccia in 
cristallo di roccao quarzo ialino.
Davvero molto belle ed interessanti.
Il cristallo di rocca, presente anche da noi in Italia, soprattutto nelle Dolomiti,
é in Brasile un po´ovunque.
Non é quindi strano l´uso di questa pietra per la realizzazione di punte.
Ma non é comune.

In Brasile la ricerca archeologica, e questo l´ho notato molto questa volta, é legata 
soprattutto alla preistoria.
Sembrano quasi sorvolare sugli ultimi fatti storici, sulla colonizzazione del territorio
da parte dei portoghesi, della ricerca dell´oro, dei Baindeirantes, cioé i 
cercatori d´oro avventurieri del XVI secolo e seguenti.
La preistoria fa la parte del leone.
Stranamente dico io.

I comuni cittadini sono convinti che l´archeologia sia una materia che non riguardi
il Brasile, se non marginalmente.
Basti pensare a quello che giá dicevo: nelle librerie, anche le piú fornite, non esiste
un libro sull´argomento 'Archeologia', e solo ora si cominciano a formare 
corsi universitari specifici.

La buona volontá c´é peró, ed anche il dispiegamento dei mezzi, quando vogliono,
é impressionante.
Nel sito oramai svolazzavano giorno e notte elicotteri dello Stato, vuoi per portare uomini
(leggi studiosi), vuoi per portare mezzi (leggi cibo e medicine).

Pochi giorni prima della mia partenza sono arrivati freschi di stampa
degli opusculi informativi.
Poche pagine, con tanti disegnini, molto adatto ai bambini, anche se viene 
distruibuito fra gli adulti, forse perché é meglio prevenire che combattere.
Fra le tante cose esplicative, colpisce un decalogo di cosa é un archeologo.
O meglio: cosa non é !
Piú o meno il decalogo, in forma di botta e risposta,  recita cosí:
 "L´archeologo é un cacciatore di tesori? No, l´ archeologo non caccia tesori, e se trova qualche reperto di valore, non é di sua proprietá ma di tutti noi, cioé dello Stato.
L´archeologo é un avventuirero che cerca anche l´oro? No, l´archeologo non vuole arricchirsi personalmente, e non cerca avventure, ma la traccia di un passato remoto..etc..etc..".
Insomma, il target ricettivo di questo opuscolo sono gli abitanti del luogo con qualche
grillo per la testa. E non solo.

Come dicevo, mi riesce difficile capire come mai prendano in considerazione solo
la preistoria.
Un avvenimento fra tutti, per me significativo: ai margini del sito, il sottoscritto ha
trovato resti di una casacca in cuoio, molto resistente.
La cosa mi ha incuriosito, e ho passato mezza giornata per tirala fuori dal terreno, 
cercando di non rovinarla del tutto.
Trovata, la casacca, grazie al metal-detector, visto che ancora erano attaccati 
delle specie di fibbie a gancio in un metallo brunito, che non ho saputo
ben decifrare (bronzo?).
Ebbene, la giubba in cuoio non ha interessato minimamente i due archeologi
presenti negli scavi, nonostante l´evidente vetustitá del cimelio.

La casacca é molto bella, seppur semplice, con riquadri e di un cuoio molto, 
ma molto duro.
L´esperto di piante mi ha aiutato nella identificazione del pezzo, confermando ció
che pensavo.
La giubba era usata nel XVIII secolo, ed anche ben prima, dagli avventurieri che 
si inoltravano nel mato (foresta) alla riceca di oro o di indios da rendere schiavi.
I cosiddetti Bandeirantes.
La giubba era in pratica un giubbetto anti-freccia.
Il precursore del giubbetto anti-proiettile, per capirci.
Inoltrarsi nel mato senza uno di questi cosi da mettere sopra la camicia, era pura follia.

Naturalmente ho cercato altri reperti, anche per risvegliare un po´ l´interesse
degli altri componenti.
Scavando in pratica quasi a mani nude (temevo di rovinare qualcosa) ho trovato delle ossa mummificate, molto lunghe.
Forse il termine 'mummificate' non é giusto.
Comunque sia sono delle ossa lavorate, tipo una sciabola.
E difatti, mi ´e stato confermata questa impressione: si tratta di costole di bue, 
lavorate a ´mo di sciabola.
In pratica era la spada dei Bandeirantes, o degli schiavi che li accompagnavano.
La spada dei poveri!

I Bandeirantes ricchi, naturalmente avevano spade che tutti noi conosciamo, spesso
anche molto belle.
Ma queste due che ho trovato, evidentemente di proprietá di qualche povero diavolo,
erano le spade del misero che non poteva permettersi niente altro che una
costola di bue, 
per potersi difendere da indios, dai giaguari.
E spesso anche dagli altri esploratori, che non indugiavano minimamente a fare secco
il primo che incontravano, solo per rubargli un pezzo di pane.

Quindi, secondo me perlomeno, un piccolo sito di interesse storico.
Ma sia la giubba che le due spade-costole, non sono serviti per risvegliare gli archeologi brasiliani da loro torpore monotematico.

Un peccato!
Il bello é che pensavo allora di potermi tenere queste cosine, se non altro per ricordo.
Invce, come si dice a Parigi, mancupeucaz...!!!

Forse avrei preferito non trovarle queste ultime cose, perchè si é risvegliato in me 
una aviditá cercatoria immensa.
Non legata al valore delle cose eventualmente trovate, ma alla possibilitá di svelare un pezzettino di storia di questo paese, che ancora ha tanto da svelare.

Quanto ancora c´é da fare in questo campo, qui!............

É di pochissimi giorni fa una nuova notizia che ha richiamato enormemente
la mia attenzione.
Ma mi mancano pochi giorni per tornare in Italia.
Pochi giorni, e pochi soldini, cosicché alla fine certe notizie sarebbe pure 
meglio non saperle.
Come quando ti dicono "Lí si trova tanto", ma tu non ci puoi andare.
Forse una delle cose peggiori per un cercatore.
Nel prossimo post vi diró di cosa si tratta.
Per me é una notizia davvero meritevole;
Ora vado.

Alla prossima. 


© 2013 by "Dino Conta