domenica 10 novembre 2013

Teoria della piastra nel metal-detecting. Tutta la verità!

Una curiosa teoria circola da qualche tempo nei forum del settore.
All'inizio pensavo a qualche stravaganza intellettuale di qualche esperto elettronico.
Ma ho notato che sta via via prendendo piede fra i più, una teoria non ben spiegata
che è diventato assioma per molti.

La teoria enuncia che le piastre (o piatti, o bobine) dei metal-detector, essendo 

costruite da esseri umani, sono suscettibili di errore di fabbricazione, o perlomeno di minor 
maggior prestazione.

Ora, io non sono di certo uno smanettone, non ho mai nascosto che di elettronica 
ne capisco poco o niente.
D'altronde sono un cercatore, non un elettrotecnico.
Chi va per mare, per esempio, non deve per forza sapersi costruire una barca.
Non ho mai visto un ammiraglio farlo.

Mi sembra comunque molto poco probabile che una qualsiasi ditta, e se vogliamo di 
qualsiasi prodotto, possa far uscire dalla catena di montaggio, un proprio prodotto 
con così tante incognite e suscettibile così tanto all'influenza dell'intervento umano.

Il discorso merita quindi una riflessione, che potrebbe sembrare più un filosofeggiare, 
che un vero discorso tecnico.

Intanto vediamoci questo video, ove in effetti l'intervento umano nella costruzione delle 
bobina, non è poi così importante e basilare.
Possiamo anche saltare i primi 2,20"




Quindi, come è possibile che si possa pensare una cosa del genere?
Quali le fondamenta?

Più che una teoria basata su evidenze strutturali ed elettroniche nel senso stretto del 
termine, mi sembra un qualcosa per darsi una scusante, seppur subconscia, di 
eventuali spazzolate non riuscite al meglio.
Come dire: "Se non trovo come penso e dovrei, non è mia la colpa, e neanche sono sfortunato. Ho scelto bene lo strumento, e so cercare come si deve.
La colpa è quindi del fato beffardo che mi ha messo fra le mani l'imponderabile, 
nella fattispecie una piastra mal costruita.".

Non è così, e non può esserlo.
Lo fosse, ogni metal-detector -ma non solo-, ogni prodotto di qualsiasi genere, dovrebbe uscire dalla fabbrica con un nome in più nella scatola: quello dell'operaio che lo ha 
maneggiato e/o assemblato.
Avremmo così un "Nokia Lumia made by Ciun En Lai" (immaginario operaio della catena 
di montaggio, addetto all'assemblaggio della componentistica del cellulare), o avremmo 
nel nostro caso, e per esempio, un "Garrett Ace-250 by Hu Tzung Ciellin", l'addetto 
appunto all'assemblaggio della piastra.

Impensabile ed impossibile che una ditta non abbia degli standard di qualità che prevedano
un minimo scarto di errore, e d'accordo, ma che lascino passare indenne praticamente 
qualsiasi anomalia, come ci vorrebbe far credere questa bizzarra teoria.
Perché di anomalia si tratta, non della prassi qualitativa costruttiva.

Insomma, tanto varrebbe allora non avere standard qualitativi, e a ben pensarci, neanche 
darsi tanto da fare nel progetto e nella ideazione di un qualsiasi prodotto, poiché in 
ogni caso questi parametri non verrebbero rispettati dall'operaio della catena di montaggio.
Operaio che suscettibile di umori e sotto l'influsso delle stelle e dei pianeti, come tutti noi, 
un bel giorno potrebbe montare i fili delle piastre del metal-detector in maniera errata, 
proprio per i motivi di cui sopra.
Sempre secondo la teoria.

Allora siamo fregati!
Allora meglio tenersi stretto il metal-detector che esce indenne dalle grinfie del tecnico 
distratto dai pensieri del mutuo da pagare.

Fratelli cercatori, se mai avete pensato a questa teoria come qualcosa di vero e di reale, 
sappiate che si tratta di una distorsione della realtà.
Una distorsione con qualche spruzzata di fondamento scientifico, anzi, elettrotecnico, 
ma sempre di distorsione si tratta.
Velata e difficilmente identificabile, e per questo ancora più pericolosa, poiché si cerca 
di identificarla e classificarla come 'verità'.
Come però detto, del tutto non provata e -nessuno si offenda- assurda.




Se il tuo pensiero ancora protegge questa proiezione distorsiva, da te creata per cercare 
di soffrire meno in caso di insuccesso cercatorio, sappi che dovrai rompere queste catene.
Lo puoi fare e lo hai fatto leggendo questo post.

Non giudico male chi ha enunciato per primo questa teoria, e che gli dà credito.
Siamo tutti fratelli, e mi auguro nessuno si sia sentito minacciato da quello che il 
Dio dei Cercatori mi ha chiesto di rivelarvi.

Il cercare, d'altronde, sarebbe troppo mutevole e pieno di insidie se fosse basato solo
sullo strumento e la sua costruzione, e di chi lo costruisce addirittura.

Ti stiamo dando la libertà di rompere le catene, e se lo scopo è degno, questo avverrà.
Non vie traverse, niente illusioni, e nessuna scappatoia che falsamente ci fa sentire 
più al sicuro.
La verità è una, e la strada è diritta.

In silenzio attendi il prossimo verbo in forma di post.



© 2013 by "Dino Conta"