mercoledì 31 ottobre 2012

Il mare d'inverno ....(e la Super-Drenella).

Ci siamo!
Il maltempo è arrivato, come da secoli avviene, a fine ottobre il MARE diventa
impraticabile per le piccole imbarcazioni, e comunque non consigliabile in assoluto.
Il mare è chiuso!

Ma è davvero così anche per chi, come noi, cerca in acqua? 
No so voi,  ma io non mi fermo.
Anzi, senza tanti curiosi in giro mi sento ancora più a mio agio.
Non che abbia nulla da nascondere, ma il solo essere continuamente osservati, delle volte può essere fastidioso. E poi andiamo al dunque: le frequenti mareggiate sconquassano il fondale marino, stravolgono tutto, aiutandoci a trovare il biondo metallo.
Le onde poi....con quel loro moto così caro e prezioso per noi cercatori armati di
Super-Drenelle-di-Dino-Conta!
Diventa così semplice svuotare il cestello, così agevole.
Basta mettersi di traverso, ed il gioco è fatto.


Si fatica di meno in inverno.
E ci si mette al riparo da influenze e raffreddori.
Difatti il fisico temprato dall'acqua marina (che comunque è ancora calda) e dal vento di superficie, sarà pronto per affrontare i primi rigori invernali.
Magari aiutatevi bevendo dell'acqua di mare, piccoli sorsi,e fatela scorrere nei
seni nasali, aspirandola.
Ancora in questi giorni cerco in acqua solo col costume, niente muta, nulla, solo il
costume, e un asciugamano pronto appena esco dall'acqua..
Non che sia fatto d'acciaio come la Super-Drenella, ci mancherebbe, è solo che muovendomi di continuo, ancora non sento così tanto freddo da avere la necessità di coprirmi con la muta. E poi, a dirla tutta, se posso evito sino all'ultimo di coprirmi, perché spesso "debbo andare al bagno" poichè bevo moltissima acqua, e con la muta l'impellente necessità, diventa una problema serio.
Ma posso capire che molti sentano già freddo, in questo caso mettetevi una bella muta stagna, oppure indossate dei WADERS di buona marca.
Io uso quelli americani della "Dan-Bailey", un po' cari, ma la differenza con quelli commerciali in vendita qui da noi, è enorme.
Se volete date un'occhiata: http://www.dan-bailey.com/
Ma come fare con le onde grosse?
Be', basta evitare quei giorni di onde grosse, oppure cercarsi uno specchio d'acqua ove le onde non sono poi così devastanti per noi cercatori.

Un piccolo grande segreto: andate dove ci sono le alghe, oppure tanti detriti trasportati dai fiumi. Le alghe, o i detriti come erba o rami, spezzano le onde intorno a voi,
creando un'oasi di tranquillità in mezzo al mare impetuoso.

Questo è un SUPER-CONSIGLIO per te cercatore con la SUPER-DRENELLA,
o anche col SUPER-METAL-DETECTOR!
Frutto di anni ed anni di mare. Piano piano te ne dirò altri.


Ora vai a cercare!
Mentre gli altri si riposano ed attendono tempi migliori, noi no, non ci fermiamo!

Alla prossima.


© 2012 by "Dino Conta".


domenica 28 ottobre 2012

Il mistero misterioso dei cucchiai onnipresenti e delle forchette fantasma!

Ma possibile che nessuno ci abbia mai fatto caso?
Eppure i vari ritrovamenti lo confermano, la realtà è sotto i nostri occhi: nelle ricerche si trovano quasi sempre, per non dire sempre, solo CUCCHIAI! Niente FORCHETTE. Pochissimi i COLTELLI.
E come mai?
Si possono fare varie congetture. La più semplice è che i cucchiai, nel corso delle varie epoche, sono sempre stati molto più utilizzati rispetto alle forchette. Infatti, si può fare a meno della forchetta, aiutandosi magari con le mani, ma del cucchiaio no. Il cucchiaio è un multi-uso. E' facile da trasportare, senza pericolo di pungersi inavvertitamente, insomma, coltello e cucchiaio bastano ed avanzano alla popolazione di ogni epoca e longitudine, evidentemente.
E poi la forchetta, già in uso fra gli antichi Romani, cadde nell'oblio dopo le invasioni barbariche, sino alla 'riscoperta' in tempi più recenti. E' quindi logico ve ne siano in numero più esiguo sotto terra.
Ma tutto questo ragionamento cade come un castello di carte di fronte alla mia esperienza personale, e non solo.
Sì, perché le forchette sono usate oramai da secoli, in maniera massiccia, eppure anche fra i ritrovamenti di posate recenti, cioè di pochi anni fa, massimo qualche decennio, le forchette sono quasi del tutto ASSENTI!

Possiamo trovare una forchetta ogni mille cucchiai.
Pensandoci e ripensandoci, ero giunto alla conclusione che i rebbi delle forchette, essendo più fini di un cucchiaio, si deteriorano molto più facilmente, scomparendo in poco tempo.
Ma anche in questo caso il discorso, la teoria, decade se pensiamo ai ritrovamenti di
posate recenti.
Una forchetta sotto terra da 30 anni, non farebbe in tempo a deteriorarsi sino a scomparire del tutto. Contando poi che spesso le posate non sono solo di ferro, ma argento o altre leghe ancora più resistenti, come ottone, alpacca, ed acciaio.


Un ritrovamento, credo abbastanza singolare, mi capitò pochi anni fa, qui a Roma.
Un pomeriggio caldo di una domenica di piena estate, mi fece venir voglia di non allontanarmi troppo dalla città, onde evitare il caotico traffico di ritorno dal mare. Decisi dunque per una collinetta incolta a pochi passi dal Centro cittadino. Collina di proprietà di un mio amico, che carinamente la mise a disposizione per le mie passeggiate cercatorie.
Solo dopo pochi minuti, però, mi resi conto dell'estrema difficoltà di ricerca: ogni tipo pensabile di rifiuto ferroso e non, era presente in quel terreno!
Non desistetti, anzi, volli fortissimamente mettermi alla prova, ed il mio fido Mito sembrava aver capito le mie ferme intenzioni.
Quindi, impostato il metal-detector come il Dio dei Cercatori chiese ed ottenne, entrai in uno stato quasi ipnotico, aiutato dal basculamento ondulatorio della piastra, che mi permise di amplificare ancor di più le mie doti cercatorie.
I risultati non tardarono: numerosissime monete, ma tutte recenti, anni '50 e '60, e ben..udite..udite...un centinaio di cucchiai!!!


Nessuna forchetta, nessun coltello!
Ma come è stato possibile?
Il fatto che fossero tutti cucchiai recenti, smontava del tutto le teorie di cui prima.
Inoltre, a cercare di sbandolare la matassa, venne uno dei vecchi contadini del mio amico, il quale mi spiegò che in quella zona sino a pochi anni orsono, i ristoranti limitrofi andavano lì a scaricare i loro rifiuti, con la scusa di dar da mangiare ai maiali.
Evidentemente dimenticando nei vari sacchi di rifiuti, anche numerose posate.
Anzi, numerosi cucchiai!
Ma allora, perché anche in questo caso niente forchette e coltelli?
Eppure come finivano inavvertitamente i cucchiai nel secchio dell'immondizia, potevano tranquillamente finirci anche le forchette.
Il cameriere, o chi per lui, non credo facesse distinzioni nel compimento di un errore.

Il mistero misterioso dei cucchiai onnipresenti e delle forchette assenti, si infittisce.


Neanche a dire che il metal-detector non rileva i rebbi della forchetta
(mentre il cucchiaio sì), perché è impensabile una cosa del genere:
non li rilevasse, sarebbe un metal spento, o non funzionante.
Ed allora, qual è la spiegazione?
Le forchette vengono rapite dagli ALIENI?
I camerieri di ogni parte del mondo e di ogni epoca hanno fatto e fanno parte, di una
SETTA SEGRETA che vuol divulgare il VERBO DEL CUCCHIAIO a discapito di quello della FORCHETTA, oggetto sicuramente più sofisticato e simboleggiante l'Aristocrazia?
Cosa c'è sotto?
Il MISTERO MISTERIOSO continua......

Alla prossima.

© 2012 by "Dino Conta".

PROFONDITA' nel Metal-Detector : NO, GRAZIE!

"Ma quanto va profondo?" O ancora: "A quanti centimetri scavi?".
Ecco alcune delle domande che spesso ci si sente rivolgere dai novizi, o da chi sta
lì ad osservarci, mentre cerchiamo col metal-detector.

Ma la PROFONDITA'di RICERCA è davvero così importante?
No, non lo è, e non deve!


Non deve perché se cercassimo oltre i pochi centimetri che normalmente costituiscono lo strato massimo di un hobbista armato di metal-detector, passeresti subito nella categoria 'Tombaroli'!
Con gravi danni se per ipotesi ti imbattessi fortuitamente in un sito archeo.
Non è importante la profondità anche perché nella ricerca hobbistica, e quindi legale, i target segnalati dal metal, sono così numerosi, che rischieresti di scavare solo pochissime volte, durante una ricerca di alcune ore.
Un terreno duro, riarso dal sole, ti fa sprecare tempo ed energie anche solo per un target a 8 centimetri, figuriamoci per uno che si trovasse a, diciamo, 30 centimetri.
Sarebbe una iattura! 
E' da augurarselo di non trovare target in profondità, anche in spiaggia, ed in mare.
In qualsiasi contesto, il target in profondità è un tipo di bersaglio che non ci compete,
e che è meglio non cercare, se si vuole spazzolare con celerità e quindi con molte più possibilità di buoni ritrovamenti.


Se proprio vuoi un parametro giusto, quando ti affacci a questo hobby, o anche se già cerchi da anni, questo è la VELOCITA'.
Meglio: la VELOCITA' di RISPOSTA del metal-detector.
Non la profondità, quindi.

Più sei veloce, più trovi buoni target, è matematico.


Di contro: più perdi tempo a scavare un singolo target, e più lasci tante cosine belle
 agli altri....

Cazzarola, non ne parlare neanche più della profondità, lasciala a quelli che si riempiono la bocca con la parola -P-R-O-F-O-N-D-I-T-A'-. 
Quando li senti discutere tanto su questo parametro, già sai, ora, che non ci capiscono poi  molto di ricerca. Magari di elettronica ne capiranno, non dico di no, ma sul campo di battaglia io voglio la spada che fa strage, non quella bella e cesellata a mano.


Sai perché l'ACE-250 va così tanto fra i novizi?
Perché non sente un target oltre i 12 centimetri manco con le cannonate!
Nonostante i cosiddetti "test indipendenti" (spesso addirittura fatti in aria....).
La scarsa penetrazione nel terreno, fa apparire il metal più performante, più veloce.
Agli occhi del novizio.
Mentre nella realtà, non sentendo, e quindi saltando, i target profondi, dà la possibilità
di scavare di più. 
Meno tempo perso a scavare un solo buco, uguale a più tempo per scavarne tanti altri. 
Capito? Sì, certo che hai capito.
E questa cosa è un bene, sappilo, soprattutto all'inizio di una carriera cercatoria.

Un novizio che si ritrova in mano un metal-detector che va giù parecchio, diciamo anche sino ai 60 centimetri (e ci sono), dopo la prima giornata di ricerche mollerebbe tutto per
dedicarsi al Golf!
E poi facci caso: guarda tutti quei cercatori che si rivendono, dopo neanche due mesi,
i metal da profondità.
Sono impossibili da usare, è una fatica immane ed inane, spesso.

Personalmente, nel mio mondo ideale, come vorrei delle automobili che non superassero
i 90 Km./h, vorrei anche tutti i metal-detector che non andassero oltre i 20 centimetri
di profondità.
Eccettuati casi particolari, per gli archeologi, per esempio.

Velocità, non profondità, quindi.

Alla prossima.

© 2012 by "Dino Conta".

giovedì 25 ottobre 2012

TUTTI DICONO -TESORO!- MA CI SONO ANCORA I TESORI?

Si parla di TESORI,  di CACCIATORI DI TESORI, e sembra quasi anacronistico.
Qualcosa da romanzo fine '800.

Ma allora, esistono ancora i TESORI  sotto terra?
La risposta è sì!


Esistono e sempre esisteranno, anche con le Banche e le relative cassette di sicurezza, anche con forme di investimento certamente migliori che il nascondere i propri averi sotto  mezzo metro di terra.
Anzi, i recenti disastri finanziari hanno fatto ritornare di gran voga questa antica abitudine.
L'essere umano, in fondo, non si è mai fidato tanto delle Banche, e non si sente davvero ricco se non vede con i propri occhi, materialmente, i soldi. 
Anticamente i propri averi venivano celati giocoforza. Come sappiamo, la forma diffusa di un Istituto di Credito con tuti i suoi annessi e connessi, si è sviluppata in tempi relativamente recenti, anche se una forma primordiale la troviamo già in Mesopotamia, migliaia di anni fa.
E quindi, che cosa faceva il contadino, o il ricco allevatore, quando doveva nascondere il suo tesoro di monete d'oro, o i gioielli di famiglia?
Faceva un bel buco sotto terra e ce li infilava! Magari dentro un'anforetta, per ritrovarli tutti insieme e per non farli rovinare dall'umidità della terra o dalle radici degli alberi.


In caso di guerra, od anche solo di un periodo poco stabile, il seppellimento dei propri beni era una faccenda molto seria.
E spesso per pigrizia, o per consuetudine, il procedimento era sempre lo stesso, ripetuto nel tempo. Altrimenti non si spiega come mai i tesoretti ritrovati dagli archeologi nelle ville romane, siano quasi sempre all'angolo del perimetro esterno, lato nord.
Ci si augura che questo segreto all'epoca fosse conosciuto solo fra le persone oneste, altrimenti bastava recarsi nel giardino della villa, nel lato nord, armati di badile, per avere quasi la certezza matematica di trovare qualcosa.
Un altro segnale identificatorio di un seppellimento di tesori o tesoretti, sono certamente gli alberi secolari, querce per esempio.


E per poterselo ricordare, l'albero alla cui base veniva nascosto il tesoro, veniva contrassegnato da un grosso chiodo di bronzo piegato a forma di spirale.
Naturalmente il chiodo si cercava di celarlo alla vista dei viandanti.
Poi le grotte, non necessariamente situate nel proprio terreno.
Le cave, così perlomeno ci dicono gli archeologi, erano delle vere e proprie Banche, evidentemente utilizzate anche dai vari eserciti, in primis quello Romano,
per la facile difendibilità.
Insomma, con un poco di immaginazione, magari mettendoci nei panni dei nostri avi, riusciremo certamente a capire quali possano essere stati i siti di sotterramento dei tesori.
Più recentemente, e per recentemente intendo negli ultimi secoli, un altro sito privilegiato erano le tombe site nelle chiesette.  Le edicole (Madonne o santi dipinti) situate nei muri, naturalmente dietro o sotto. Comunque tutti quei luoghi di facile riconoscibilità da parte del proprietario del tesoro. Attenzione però, non ti voglio isitigare a delinquere, ricordalo!
Do per scontato che tu sappia benissimo che la ricerca archeologica ti è
severamente vietata!!! 


Ma allora, ancora oggi, esiste la possibilità di incontrare un tesoro?
Non sarà stata già fatta piazza pulita?
No, ancora c'è molto da trovare!
E' vero che i cercatori di tesori sono sempre esistiti in ogni epoca e ad ogni latitudine, tanto che in qualche caso erano degni di imperiali attenzioni, ma erano cercatori
non tecnologicamente attrezzati.
La differenza non è da poco. E, soprattutto, fino ai giorni nostri, il fenomeno di nascondere dei beni sotto terra, non si è mai del tutto interrotto.
Durante le guerre, per esempio, come ti dicevo prima.
Si calcola che i Nazisti in fuga dall'Italia abbiano lasciato ben 10000 tesori nascosti, con l'intenzione di venirseli a riprendere un giorno con calma.
Diecimila! E di questi diecimila stai pur certo che per un motivo o per l'altro, la grande maggioranza sta ancora lì dove il soldato in fuga lo aveva messo.


Quanti di loro hanno perso la vita subito dopo aver sotterrato il tesoro?
E quanti non si saranno più ricordato il luogo esatto, magari modificato da un bombardamento, o da un'alluvione?
E la stessa cosa è avvenuta in un passato ancor più remoto, con le varie invasioni che la nostra Penisola ha dovuto sopportare. 
Gli stessi soldati Romani, prima di una battaglia, nascondevano i loro beni nei pressi
della linea di scontro, alle pendici di una collinetta magari.

Questo per farti capire che le possibilità di trovare, solo se tu potessi cercare, ci sarebbero, eccome se ci sarebbero.
D'altronde i ritrovamenti nei paesi ove la ricerca col metal-detector è regolamentata,
si susseguono ogni settimana, con cadenza fissa.
Dove si può, il ritrovamento di un tesoro è un'accadimento ben lungi
dall'essere improbabile!

Be', stai ancora qui? Un viaggetto in Inghilterra no eh?

Alla prossima.

© 2012 by "Dino Conta"

giovedì 18 ottobre 2012

DETECTORISTI NEL MIRINO DEI TOPI D'AUTO!

Dopo il grande successo del post sul pericolo squali (vedi più giù), questa volta
mi occupo di un fenomeno in crescita esponenziale: il saccheggio delle auto
dei cercatori e le rapine ai loro danni.


Non è compito mio e nè questo Blog è il luogo adatto per discuterne, ma è un dato di fatto
incontrovertibile che milioni di persone provenienti da ogni angolo del pianeta Terra, si stanno riversando nel nostro caldo e molto accogliente suolo natio.
Molti di loro, però, per poter avere un minimo di potere acquisitivo, si danno alla lucrosa ed impunita carriera saccheggiatoria, ingrossando le fila già numerose degli italiani.

I risultati non tendono ad arrivare: viviamo sotto assedio continuo, e niente e nessuno è al riparo da queste orde fameliche.
Secondo un dato che ho estrapolato prendendo in esame mille cercatori frequentatori di spiaggie, ben il 73% ha subito negli ultimi 12 mesi un qualche danno derivante da attività illecita. Cioè: 730 cercatori su mille hanno trovato la loro macchina aperta e i loro beni asportati, o hanno subito una rapina od un tentativo di rapina!
Va precisato che questi dati non possono coincidere con i dati delle denunce presentati alla Polizia, perché semplicemente....non vengono presentate. I beni asportati ed i danni subiti, spesso non superano la franchigia assicuratoria, e quindi il danneggiato tende a non presentarsi al commissariato di Polizia per fare il suo dovere (è un obbligo!) vuoi per pigrizia, vuoi per totale mancanza di fiducia verso le istituzioni.  
I dati, come abbiamo visto, sono dati di guerra non dichiarata, sono numeri che parlano di un saccheggio a cui come pecore assistiamo impotenti.

E allora cerchiamo almeno di seguire qualche  piccolo accorgimento per limitare i danni.


Noi cercatori da spiaggia siamo particolarmente nel mirino dei topi d'auto, perché anche
loro conoscono bene il valore di un metal-detector per la ricerca in acqua.
Lo conoscono perché vengono da paesi in cui si cerca ben prima che da noi,
e li sanno pure usare molto bene.
Non vengono rubati per essere rivenduti, come si tende erroneamente a credere.
Vengono rubati per essere utilizzati personalmente dal ladro, o da suoi amici. 
Una sorta di "secondo lavoro".
Detto questo, cerchiamo di non parcheggiare sempre nello stesso luogo, sareste
un boccone facile facile e pronto solo per essere addentato.
La prima volta potreste passarla liscia, la seconda magari pure, la terza cominceranno a chiedersi se col metal-detector si trova molto in spiaggia
(visto che continuate ad andarci..), e procederanno con l'acquisto!
Sanno bene , inoltre, che andando in acqua non potete o non volete portarvi
dietro tutti i vostri beni. Questo è un grave errore che danneggia chi lo compie e di conseguenza anche tutti gli altri cercatori. Perché il binomio -cercatore=beni lasciati in macchina- diverrà automatico, con buona pace anche di chi non ha mai lasciato nulla.
Le chiavi di casa poi...c'è anche chi le lascia sopra la ruota, sotto il tappetino,
nel copri- volante: tutti nascondigli assolutamente non sicuri. Anche perché non esistono nascondigli sicuri nell'auto. Dovete semplicemente portarvi dietro tutto. Magari in un contenitore tipo marsupio, con all'interno una capsula stagna da sub, se andate in acqua.
Ma prima di parcheggiare, fate sempre un giro con la macchina nei paraggi, accertatevi di chi vi sta osservando fingendo indifferenza. E se la sensazione vi dice che sta lì ad attendere il prossimo da saccheggiare, cambiate aria, o andatevene proprio a casa.  Meglio non rischiare, non ne vale la pena. La notte, poi, il rischio si moltiplica: l'auto lasciata sola per 3 o 4 ore in una zona solinga e solitaria, diventa un facile target per i ladri. 
E allora cerchiamo di lasciare l'auto di fronte ad un bar frequentato, accanto ad un ristorante, anche se questo magari equivale a farsi 500 metri in più a piedi.
Naturalmente anche un buon antifurto per auto, di quelli sensibili, potrà fare la differenza.
E ricordarsi di non lasciare nulla all'interno del veicolo: un oggetto che per noi non ha molto valore, farà invece rischiare la galera al topo d'auto affamato anche di 5 Euro.
Fate un giro in qualche mercato domenicale, tipo Porta Portese a Roma, e vedrete in bella mostra ventose di navigatori satellitari, carica-batteria per cellulari, il tutto regolarmente di provenienza più che sospetta.
                                                    Ma i pericoli non sono solo questi.


A qualcuno di noi è toccata anche la traumatica esperienza della rapina dello strumento, e non solo. Se non ne vedete traccia nei vari Forum, è solo perché il rapinato tende a non raccontare la propria esperienza traumatica, vuole dimenticare, e teme anche di essere sbeffeggiato dall'idiota di turno (che non manca proprio mai!). Le rapine in genere avvengono in maniera estemporanea da parte dei rapinatori. Spesso sono gruppetti di disperati che bivaccano in spiaggia perché  non sanno dove andare a sbattere la testa di notte.
Ed allora un cercatore che si presenta solo soletto di fronte a loro, munito di un
metal-detector costoso, non se lasciano certo sfuggire!                                                                    Cosa fare?





Prima di tutto non usate le cuffie, perlomeno sull'asciutto. Sareste davvero una preda troppo facile, ed il lupo sceglie sempre con cura la pecorella da divorare senza tanti problemi.
Se invece sei senza cuffie, hai la possibilità di sentire l'arrivo del lupo e metterti in posizione difensiva, magari aiutandoti con la zappetta, o il metal stesso.
Una volta attaccato, se gli assalitori sono più di uno, mettiti con le spalle al mare, se ti trovi vicino ad esso, o cerca di fuggire verso la strada se vicina.
Non intraprendere una fuga disperata sulla sabbia, saresti raggiunto con facilità da chi
è più cattivo ed agile di te.
Non mostrarti troppo spaventato comunque, anche nel caso che la rapina oramai sia inevitabile. Lasciagli i tuoi averi, che poi potrai raccontarla, non fare l'eroe. Il che non significa che devi essere accondiscendente su tutto, se per esempio volessero portarti in un posto isolato, non lo accettare mai! In quel caso combatti con tutte le tue forze, senza mai arrenderti, anche se colpito. Perché non potrai mai sapere le loro reali intenzioni. Magari non vogliono lasciare testimoni. Ricorda che molte rapine, nelle ville, negli appartamenti, finiscono con l'uccisione dei loro proprietari, proprio perché non hanno combattuto, perchè pensavano che una volta rubate quelle due cose se ne sarebbero andati, ed invece non è così.
I lupi, ancor di più se in branco, diventano più famelici mentre mangiano, e non si fermano al primo boccone. Fai loro capire che sei un boccone indigesto! Che con te rischiano. 
Portati magari un fischietto da usare al primo segno di pericolo, e la torcia elettrica come minimo. Il cellulare con il numero impostato e accessibile all'istante di chi sai ti
risponderà subito.
IL 112 o il 113, spesso hanno tempi di attesa che superano i 5 minuti! Troppi in momenti in cui si rischia la vita. Tuo fratello, il tuo migliore amico, o chi vuoi tu, allertato dalla tua chiamata e con le coordinate di dove ti trovi, potrà essere di grande aiuto in questo caso.

Sappi che sono solo consigli, fai ciò che credi alla fine. Sta alla tua intelligenza agire nel modo corretto e non eccessivo. Se ti si presenta un tizio e vuole che gli dai il tuo metal, ed è armato magari di un bastone, per la Legge italiana devi prenderti qualche bastonata nel cranio prima di rispondere per le rime. Insomma, non devi certo andare armato in spiaggia, per cercare.
Quello che conta, a dirla tutta, è l'atteggiamento. Lupo non mangia lupo.

Per ovviare a molti pericoli che si celano nell'oscurità, cerca anche di fare uscite in compagnia.

Due o tre persone difficilmente diventeranno l'obiettivo primario di ladri e rapinatori in agguato. Purtroppo viviamo in momenti storici che i nostri avi hanno già vissuto,e che portarono al crollo di una civiltà millenaria. Cerchiamo di limitarne i danni personali aprendo gli occhi e a cavarsela da soli, perché, e questo è importante rammentarlo sempre, la Polizia non può essere dappertutto, e nel momento clou sarai tu contro loro.
Stai accorto!

Alla prossima.

© 2012 by "Dino Conta"

lunedì 15 ottobre 2012

Gli antichi Romani e la scoperta del Brasile.

Ho ritrovato un mio vecchio post di grande successo, in un Blog di un collega cercatore,
e lo ripropongo qui tale e quale a come lo avevo concepito.
Eccolo:

“Diamo a Cesare quel che è di Cesare”



La Storia la conosciamo tutti: l’America l’ha scoperta Cristoforo Colombo o, perlomeno, Colombo fu colui che diede seguito ad una scoperta territoriale. Quindi una conquista vera e propria.  Perchè scoprire una terra, a quei tempi, e non farla seguire da una sistematica occupazione, equivale all’inventore che non brevetta la propria idea
(per questo,vedere sotto la voce:Meucci/Bell).
Ogni tanto però,  qualche studioso,  o pseudo tale,  cerca di propinarci il concetto dei Vichinghi come primi scopritori delle Americhe. Personalmente, non trovo così astrusa l’idea di una o più barche vichinghe capitate da quelle parti per necessità o per caso.
Ma questo può essere successo a tante altre popolazioni del passato, prima
fra tutti i Fenici.
E allora, si può parlare di scoperta?
Direi di no.

O perlomeno dovremmo dire di una scoperta senza nessun seguito, senza nessuna interferenza, e senza nessuna conseguenza, positiva o negativa che sia.
Ed ecco che all’orizzonte, con nessun clamore e con nessuna copertura mediatica, a ben studiare, vedremmo qual è il popolo che per primo in assoluto ha scoperto le Americhe, allacciando rapporti commerciali. Rendendo, quindi, la scoperta un qualcosa di duraturo e vantaggioso per i popoli interessati.
Questi primi scopritori furono gli antichi Romani!

>"Impero Romano in America.
La scoperta nel 1886 in Texas di un antico natante romano e la presenza nello stesso territorio di monete imperiali romane dello stesso periodo suggerirebbero un antico contatto tra Romani e nativi americani nel IV secolo d.C. Un incontro le cui tracce resterebbero nell’antica lingua dei Karankawa,  la tribù del posto oggi estintasi.
Nel giugno e agosto del 1886 alcune tempeste erosero una considerevole parte della spiaggia di Galveston Island,  in Texas.”<
Questo articolo lo potete leggere per intero qui: www.oopart.it/i-romani-in-merica.html )



Io mi soffermo, invece, sui Romani in Brasile.
Poco se ne conosce, e nessuno ne scrive.
Nel 2004, ho avuto la fortunata coincidenza di trovarmi nei pressi degli scavi condotti da archeologi brasiliani, nella città di Salvador de Bahia, nel nord-est del Brasile.
Scavi sul sito di un’antica fortezza a difesa della città.
Vista la mia insistente (e forse fastidiosa) curiosità, un’archeologa decideva di farmi entrare nel sito proprio nel momento topico: l’estrazione dal terreno di un’anforetta contenente delle monete, un tesoretto. Poco prima, quando ancora ero oltre le barriere di protezione, l’archeologa mi aveva accennato a monete che all’apparenza
sembravano romane.
Le avevano portate già via, sotto chiave, e non poteva mostrarmele.

Tolta, con ogni cautela, l’anforetta dal terreno i numerosi addetti ai lavori rimasero basiti, stupiti, senza parole. Un gesto del capo-scavo, rivolto a dei poliziotti a guardia del sito, e subito mi ritrovo fuori, con nessun riguardo.
E la stessa archeologa, così tanto carina prima, ora negava anche una semplice parola.
Ma che succede, anzi, cosa era successo?
La risposta non tarderà ad arrivare.
Dopo circa un’ora di attesa, all’esterno del recinto, uno degli addetti, presumibilmente un archeologo mi si avvicina e mi dice: “Le monete sembrano romane, ma non è possibile.
Ora portiamo tutto via, se domani torni magari qualcosa la possiamo dire”.

Ringrazio per la notizia, in fondo non erano tenuti a darmi nessuna spiegazione.
Non riesco però ad aggiungere altro.  Troppa la sorpesa, tanta la coincidenza, e a dirla tutta, mi sembrava di vivere un sogno.
Il giorno dopo ritorno armato di macchinetta fotografica e cellulare, cose che il giorno prima, purtroppo, non avevo con me, visto che provenivo da una mattinata trascorsa al mare.
Ma tutto era cambiato: il sito blindato da una recinzione in lastre di ferro, divieto assoluto anche solo ad avvicinarsi,  e Polizia militare sorda ad ogni richiesta, facevano
precipitare in mare ogni sogno di poterne sapere di più.
Ritornare sul sito anche nei giorni seguenti, non valse a nulla.
Solo un trafiletto nel giornale 'O Globo', diceva di uno ritrovamento di monete di
provenienza mediterranea.

Ho sognato? Troppa immaginazione? No!
Esistono altri riscontri sull’effettiva esistenza di colonie e commerci romani in Brasile.


Vediamoli…
Non dico che quello che sto per scrivere possa cambiare la Storia.
Però, anche solo la consapevolezza dei fatti, potrà renderci più critici su tutto quello che altri decidono sia giusto per noi.
Nel 1976 un subacqueo si immerge nelle acque di Pedra do Xaréu, Ilha do Governador,  nello Stato di Rio de janeiro, Brasile. Scopre due anfore romane e pezzi di ceramica, visionatole la ricercatrice americana Elisabeth Will le considera subito romane, III sec a.C.
Invece, gli archeologi brasiliani non ne sono convinti.
Nel 1982, Robert Marx, ricercatore americano, decide di andare sul sito per nuove immersioni.
E scopre, incredibilmente, i resti di un’imbarcazione romana del III sec.

Logicamente si capisce da dove provenissero le famose anfore trovate nel ’76.

E da questo momento si può tranquillamente dire che non fu Cabral lo scopritore del Brasile, ma gli antichi Romani!

Sembra una cosa logica e palese, ma non lo è. 

Il Governo brasiliano fa di tutto per non divulgare la notizia ed in più la taccia, attraverso accademici, di essere infondata.
Non vuole togliere a Cabral il titolo di scopritore del Brasile.
Se ne occupa addirittura la Marina Militare brasiliana, affermando che Marx era solo interessato a contrabbandare i suoi ritrovamenti e farli valere di più dicendoli romani.
Aggiungendo inoltre, che si tratta di resti di un relitto portoghese, una Caravella del XVI sec. trovata nei paraggi.


Un certo Americo Santarelli (nomen omen), vicino all’ambiente del Governo, dichiara di essere stato lui a mettere quelle anfore in mare, solo per renderle più “vissute”.
Il Brasile, quindi, espelle Robert Marx, decisione che fa intendere molte cose.
Visto però che la polemica non si placa, si chiamano i rinforzi: da Lisbona, Portogallo, il ricercatore Francisco Alves dichiara nel 2003, che una nave così piccola(la romana) con un solo albero maestro, non avrebbe mai potuto navigare contro-vento nell’Oceano
ed arrivare sino al Brasile.

Il finale è scontato: le due anfore scomparse misteriosamente, ed il sito subacqueo del ritrovamento vietato ad ogni attività, perchè diventato luogo di esercitazioni(cannoneggiamenti!!) della Marina Militare Brasiliana.

La Storia è diventata storia!

Alla prossima.

                                           © 2010 by "Dino Conta"

sabato 13 ottobre 2012

COME SCOPRIRE ZONE D'INTERESSE CON FOTO AEREE.

Sulle foto aeree vi sono corsi universitari, e sarà impossibile qui, quindi, 
entrare nel dettaglio.
Ma per un cercatore d'oro potrebbe essere, questo post, l'idea che ancora
non gli era balenata in testa.
Allora cercherò di fare del mio meglio per riassumere in poche righe ciò che meriterebbe un libro da mille pagine.
Iniziamo col dire perché dovrebbe interessarci una ricerca aerea di zone d'interesse, visto che, giustamente, la ricerca archeologica ci è preclusa, VIETATA.

Dall'alto, una visuale differente ed ampia, può farci risparmiare tempo e fatica,
in zone magari boscose o di difficile transito. Evitare pericoli, burroni più profondi
del previsto. 
Nell'oramai lontano 1986 ho partecipato ad una ricerca archeologica autorizzata,
in Brasile e Bolivia.
Nel pieno della foresta pluviale, ove solo una decina di metri in più da percorrere col machete significano tremendi sacrifici, se avessimo avuto uno di questi cosi volanti da poter utilizzare in ausilio, sicuramente ci saremmo risparmiati tante fatiche in quei 75 giorni, e soprattutto avremmo concluso qualcosina di più, dal punto di vista archeologico, ancor di più scoprendo ora, 2 anni fa per l'esattezza, che quello che cercavamo, era a soli 700 metri dal nostro campo base!!!


Andiamo al sodo: per poter effettuare delle riprese aeree, le metodologie sono varie. Una incredibilmente utilizzata già nell'800: l'uso dell'aquilone.
La KAP cioè la 'Kite Aerial Photography' è l'uso combinato, quindi, di una telecamera o macchina fotografica, con il supporto di un aquilone. 
Non entro nel dettaglio sull'utilizzo di quale camera, davvero non c'è spazio in un Blog per questo. Ma tutti noi possiamo facilmente informarci, e sappiamo che le ultime telecamerine per uso sportivo, dal costo di circa 380 Euro, vanno benone.
L'aquilone, invece, dovrebbe essere sicuramente resistente, ed ampio.
Ma vi rimando a questo bellissimo sito, per saperne di più: http://www.kapshop.com/


Prima di continuare con le altre metodologie, potreste dirmi: "ma perché non usare direttamente Google Map, con tutte le sue versioni?".
Ma facile, perché G.M. ha fatto solo un passaggio della zona di tuo interesse,
e magari proprio nella condizione meno ideale per capire se lì valga la pena
spendere le tue energie cercatorie.
E non utilizza la tecnica dell'infrarosso (che magari spieghero un'altra volta) che tu invece potresti e dovresti utilizzare. E soprattutto Google Map non fa foto in obliquo, che è la condizione ideale e necessaria per rilevare qualcosa di interessante.

Ed ancora: una volta nel luogo, possiamo orientare la camera ove meglio ci pare e piace, e a seconda il nostro interesse del momento.
Questo non lo puoi certo fare con G.Map, perché come sai ti mostra solo una ripresa, una passata, magari di anni fa, del posto dove ti trovi.
Capita la differenza?
Attualità della ripresa; uso poliedrico; foto obliqua e ad infrarosso,
fra gli elementi che fanno la differenza.


Oltre al citato aquilone, vi sono anche i mini-dirigibili, che se vogliamo possono essere anche più manovrabili, perché senza il filo, o i fili (uno in più di sicurezza).
Ma per contro hanno il costo non contenutissimo, cioè minimo 700 Euro, e la carica del gas elio, che ogni volta dobbiamo usare per farlo volare: 70 Euro a volta, poichè non si può certo rimbottigliarlo a fine cercata.
E poi la fatica della manovra di scaricare il dirigibile dall'auto, gonfiarlo, 
sgonfiarlo, riporlo via, etc....
L'aquilone, nonostante il filo, secondo me ancora è in vantaggio.


Arriviamo ai famosi Droni.
Utilizzatissimi in ogni circostanza oramai (intendo quelli mini naturalmente).
Li utilizzano le Guardie Forestali in Calabria, per contrastare i traffici dei mafiosi e controllare il vasto territorio boscoso, per esempio; li usano la Polizia per dare la caccia ai banditi, li usano i Pompieri per avvistare focolai, etc.
Ma il Drone ha il difetto di essere caro, anch'esso, e di avere una autonomia
davvero molto limitata a causa della batteria di breve durata.
Può andar bene per un breve giro di ispezione, ma in una foresta pluviale magari
a caccia di zone dove estrarre l'oro, i pochi minuti a disposizione, non
sarebbero sufficienti. 
Ancor di più i Droni telegiudati dagli I-Phone, ove alla breve durata della loro batteria si aggiunge anche quella stessa degli Smart-phones.
E la loro fragilità poi, alcuni sono addirittura in polistirolo!


Gli elicotterini, invece, potrebbero essere un buon inizio per avviarsi alla carriera del cercatore munito di attrezzatura per visione aerea, che siano elettrici o con motorino a scoppio, poco importa, lo sceglierete voi il modello che più vi convince.
Dalla loro gli elicotterini hanno il costo spesso molto contenuto, e quindi abbinato
ad una telecamerina da pochi Euro, è sicuramente un inizio da prendere
in considerazione.

In questi giorni sto studiando la maniera di utilizzare una piccola mongolfiera,
sempre assicurata ad un filo di nylon.
Credo possa essere più stabile rispetto all'aquilone, e con più possibilità di
ancorarvi una macchina da ripresa più grande e voluminosa
(e quindi meno costosa...).
A fine lavoro, posterò il risultato.

Bene, forse sono stato troppo stringato nell'esposizione , ma lo spazio è quello
che è, magari ci tornerò su con altri post.
Nel frattempo, se vi ho destato qualche interesse, andate a scovarvi in
Rete altre notizie.

Le cose su cui puntare il dito sono la fotografia obliqua ad infrarossi, il KAP, il Drone.
Ma ripeto: la ricerca archeologica è proibita ai non addetti, non ci pensate nemmeno.
E a dirla tutta, lo trovo giustissimo e sacrosanto!
Quindi le riprese aeree vanno intese per altri scopi, sempre e solo legittimi!
Un cercatore d'oro d'acqua potrebbe trarne vantaggio magari per avere la visuale delle maree in quella porzione di mare, o solo per fare una bellissima ripresa per il suo video da mettere su You-Tube! 

Alla prossima.
                                                              © 2012 by "Dino Conta"