martedì 9 novembre 2021

Trucco numero 1 per cercare meglio.

 Giovanni è un cercatore con quasi 25 anni di carriera alle spalle.

Uno di quelli che appena lo vedi capisci subito che è davvero in gamba, per lui tornare a casa con minimo 6 o 7 target in tasca dopo una cercata di circa 2 ore, è la normalità.

E lo fa senza fatica, senza tanto sudare.

Insomma, un cercatore che se lo incontri sul campo di battaglia, quello potrebbe essere il tuo giorno fortunato.

Eh sì, perché se ci sai fare, puoi diventare suo amico e chiedergli consigli su consigli, o anche solo vederlo all'opera mentre cerca.

Cosa che io ho fatto da subito, molti anni fa, quando l'ho incontrato in una calda mattinata di agosto, in un terreno ostico, molto mineralizzato, che però lui sembrava aver domato con estrema facilità.

Nel corso degli anni abbiamo cercato insieme non tanto quanto avrei voluto, ma abbastanza per carpire alcuni dei suoi trucchi, che spesso mi sono stati utili in contesti che ritenevo quasi impossibili.

Circa 2 anni fa lo incrocio in una collinetta molto boscosa e piena di insidie: buche celate, rovi assassini, vipere infingarde, ed un vento così sferzante che anche in piena estate cerchi di evitare.

Ci salutiamo e subito mi mostra ben 10 target, di quelli buoni, io contraccambio mostrando i miei altrettanto numerosi.

Lo vedo però triste, malinconico, pensieroso.

E chiedo: "Giovanni, che hai? Dovresti essere contento".

E lui: "Dino, sì tutto a posto. Ma mi sono rotto di portare a casa target da collezionare, quando invece mia moglie vorrebbe che cominciassi a portare qualche soldino, visto poi che lavoro solo io".

E aggiunge, senza neanche darmi il tempo di rispondere: "Dino, mi sa che quasi quasi inizio a cercare pure io con la Super-Drenella!...".

E io: "Sì, come no, e chi ci crede?! Un cercatore come te che lascia i campi per buttarsi in mare con una rete da tellinari, come sempre l'hai chiamata tu?!? Non ci credo neanche se ti vedo!".

Non c'è stato un seguito a quel discorso, ho creduto fosse lo sfogo del momento, senza una reale intenzione di cambiamento.

Pochi giorni fa, dopo una fruttuosa e stancante cercata drenellatrice, mi appisolavo beato sopra una piccola barca rovesciata in riva al mare di Fregene, approfittando di alcuni insoliti e potenti raggi di sole di una tarda mattinata di novembre.

In compagnia di alcuni gabbiani che sorvolandomi sembravano intenzionati a utilizzarmi come sagoma per un ipotetico gioco di lancio delle loro deiezioni in testa al malcapitato, ero in uno stato di allerta euforica, nonostante l'apparente riposo del guerriero.

Ad un certo punto vedo passare un tizio, bardato con una datata muta davvero fuori contesto, neanche fosse appena uscito dal ventre della nave Calypso di Jacques Cousteau.




Lo riconosco: è Giovanni!

Ci salutiamo, e subito gli chiedo: "Giovanni, ma come ti sei conciato? Ma soprattutto, che ci fai con una Super-Drenella in mano?".

"Dino, ti ricordi? Te lo avevo detto l'ultima volta, 2 anni fa. Non scherzavo, e come vedi ho iniziato a cercare con la Super-Drenella. Me la sono fatta da solo, un po' più piccola di quelle che usi tu. 

Ma, purtroppo per me, il risultato che mi aspettavo, proprio non è mai arrivato! Mai Dino! Il massimo che ho fatto in una uscita con la mia Super-Drenella, è stato 4 Euro e 2 fedi oro. Contando perlomeno 60 uscite in acqua, di circa 2 ore alla volta, non mi sembra un risultato incoraggiante.".

Sono senza parole, il mio amico Giovanni in un minuto mi ha appena detto che anche lui ha voluto seguire le mie orme, ma che non si è sognato minimamente di chiedermi consigli, di chiamarmi per un aiuto, e che in ben 2 anni, praticamente non ha fatto altro che smuovere sabbia dal fondo del mare!

Sono un po' arrabbiato con lui, e dal cambiato tono della mia voce, Giovanni lo capisce.

Ora Giovanni è un po' a disagio, forse dopo 2 anni ha capito che la causa di tutto questo è stata solo la sua mancanza di umiltà nel chiedere aiuto. Di prendere il cellullare, magari anche non subito, ma perlomeno dopo la infruttuosa decima uscita, e telefonarmi per capire in cosa sbagliava.

Non lo ha fatto, ma ora voglio porvi rimedio, ci tengo troppo a lui, e mi spiace vederlo così.

Parliamo per un'ora buona, voglio capire cosa non va.

Scopro, incredibilmente, che in questi 2 anni non è mai andato a cercare nei campi, nei luoghi in cui lui è fra i migliori in assoluto nella ricerca.

Ha dedicato anima e corpo alla Super-Drenella, si è incaponito fino all'esasperazione, senza peraltro ottenere nulla, o quasi.

Basta chiacchere, invito Giovanni a rituffarsi insieme in acqua, voglio capire in cosa sbaglia.

Lui è ancora fresco e riposato, era appena arrivato in spiaggia quando l'ho incontrato. Io, invece, sono davvero stanco, ma non per questo mi tiro indietro, e rimaniamo in acqua per circa 3 ore.

Tanto, troppo per essere novembre.

Il risultato di questo super-test lo spiattello senza andarci troppo tenero con Giovanni.

"Amico mio, penso sia arrivato il momento che qualcuno te lo dica, e quel qualcuno sarò io: la ricerca con la Super-Drenella proprio non fa per te! Ti avessi incontrato prima, penso che ti saresti risparmiato tanta fatica, tanta inutile sofferenza".

Mi aspettavo dal mio amico una reazione rabbiosa, ed invece:

"Dino, hai ragione, non volevo ammetterlo, ma in effetti non è nelle mie corde cercare in acqua. Sento freddo, non mi diverte, e sto sempre lì a pensare come sarebbe stato meglio se fossi andato in campagna, con il mio metal-detector! Forse è stata l'insistenza di mia moglie a farmi provare la tua Super-Drenella.".

"Sì Giovanni, si vede lontano un miglio che quando sei in acqua sei fuori contesto, ti spegni, sembri un cercatore del primo giorno, non hai entusiasmo e neanche ne vuoi. Tu vuoi solo tornare a cercare nei campi, ed il tuo subconscio ti ha sonoramente boicottato in maniera tale che non trovassi nulla in acqua! Era quello che volevi, ma non lo sapevi, perlomeno non fino in fondo!".

"Dino, questa è l'ultima volta che mi vedrai al mare. Da domani torno a fare quello che mi riesce meglio".


La morale, se così lo vogliamo chiamare, qual è?

Semplice, così tanto semplice che delle volte non ci si pensa: mai intestardirsi su qualcosa che proprio non è nelle tue corde. Provarci sì, va bene. Ma la prova può durare settimane, forse qualche mese, ma non di più. Andare oltre diventa un supplizio, una inutile agonia senza senso.

E dirò di più. La vera morale della favola è che se una cosa la sai fare bene, concentrati su questo, e non perdere tempo su un tipo di ricerca che non fa per te.

Il trucco numero 1 è: concentrati su quello che sai fare, migliorandoti giorno per giorno, sino ad arrivare alla perfezione.

Non perdere tempo con altro che proprio non ti riesce.

Insistere su quello che non sai fare, non vuol dire "provarci", vuol dire solo avere un Ego smisurato che non accetta le sconfitte, e come letale conseguenza perdere di vista i propri punti forti.

Ci siamo salutati, era molto sorridente, sembrava finalmente felice. Sono sicuro che nel suo ambiente ideale, i campi, Giovanni farà scintille alle prossime uscite.

Non credi anche tu?


Alla prossima.


© 2021 by "Dino Conta".


lunedì 8 novembre 2021

Novità in Casa XP: il nuovo Deus II è pronto.

Per la felicità di molti cercatori, è appena uscito il nuovo metal-detector della XP

il DEUS II.

Era già pronto da circa 3 anni, ma a causa della forza maggiore che tutti conosciamo, e la tempistica delle varie prove sul campo, in ricerca vera, si è arrivati a fine 2021.


Chiedetemi se sono felice anch'io. Be', a dirla tutta, più no che sì.

Ormai si è arrivati ad un punto tale di alta tecnologia nella ricerca, 

e non solo con questo nuovo XP

che un bravo smanettone di elettronica non avrà mai più segreti sotto la piastra, durante la ricerca.

D'altronde è quello che sta succedendo da tempo, 

e che a noi cercatori per hobby non compete: 

scovare un sito archeologico ancora sconosciuto è di una facilità estrema.

Satelliti e Droni ci dicono esattamente cosa c'è sotto terra, sino addirittura ad alcuni metri, in alcuni casi.

In Egitto, sulle sponde del Nilo, giusto per citare un caso eclatante, già si è arrivati alla quasi totalità della mappatura di tutti i siti archeologici mai scavati, 

grazie appunto all'uso dei satelliti armati di infrarossi.

Quindi, non c'è da meravigliarsi che la tecnologia applicata ai metal-detector 

vada di pari passo, o perlomeno qualche gradino più su rispetto ad un recente passato, in cui per anni ed anni 

strumenti realizzati 20 anni prima erano (e sono) del tutto attuali e competitivi.

Felice di questo?

Non tanto, lo ammetto. 

Mi sembra come se un cacciatore andasse a caccia di uccellini 

utilizzando un mitragliatore.


Si perde un po' di poesia nella ricerca dura e pura, come la intendo perlomeno io.

Il divertimento è anche l'interpretazione dei segnali, non sentirne qualcuno per poi ripassare chissà quando e avere delle belle sorprese.

Ora non c'è pietà per gli oggetti nascosti: sarà strage.

Sempre che il cercatore abbia studiato a dovere, che sia preparato.

Puoi trovare anche i vari programmi "facili" nei menù dei metal-detector, quelli che conosciamo come "gli accendi e vai".

Ma se davvero vuoi svoltare nella ricerca, ora più che mai dovrai studiare il metal con dovizia di particolari. 

Puoi anche aspettarti un aiuto di esperti che probabilmente posteranno video su YouTube, ma non puoi pensare di delegare il lavoro duro agli altri, lo studio dello strumento, perché se la pensi così passa direttamente alla Super-Drenella!

Dai un'occhiata al già conosciuto AKA Sorex, giusto per citarne uno che non è neanche il più complicato degli AKA.

Se non saprai come domarlo, per le mani hai solo una scopa molto costosa.

Idem per il DEUS II.

Certo, è fattibile, per chiunque lo voglia veramente.

Ma va detto che le ore di serio apprendimento per questo tipo di strumenti, superano le famose 100 ore canoniche, quelle che abbiamo sempre impiegato per conoscere a fondo il nostro metal-detector. 

Le 100 ore ora sono il doppio!




Il Deus II l'ho visto all'opera?

Negli anni passati quando un metal, o una piastra, era pronta per la commercializzazione, capitava che me li inviavano per testarli, gratuitamente.

Questa volta no. 

Troppa la guerra in atto fra le varie Case costruttrici di metal-detector, che inoltre hanno pensato bene di sfornare le loro punte di diamante quasi contemporaneamente, anche a causa del riposo forzato di questi ultimi 2 anni.

Troppa guerra, e quindi si temeva qualche fuga di notizie che proprio andava evitata in ogni maniera.

Io, però, grazie ai miei poteri divini, ho avuto l'occasione di vederlo all'opera, 

per ben 3 volte.

Ed è proprio perché l'ho visto sui vari campi (e sui mari...) di battaglia, sono conscio che un'Epoca Romantica si è ormai definitivamente chiusa, per far posto all'Epoca dell'Elettronica pura, quella degli espertoni. 

Chiedimi ancora se sono felice.

Lo sapete tutti ormai, credo, il DEUS II è un multitasking di Alta Qualità.

Sulla qualità non c'è dubbio, lo hanno tarato in maniera maniacale in anni di prove.

Non mesi, anni!

Può andare in acqua, e quindi entra a stretto contatto con l'Orca Assassina meglio conosciuta come Super-Drenella-di-Dino-Conta, la pala traforata che non avendo dei chip, e quindi un cervello, non prova emozioni, e di conseguenza divora tutti i gioielli e i soldini che sono in acqua!

Il Deus II in acqua sarà come lo squalo bianco, ma quando nei paraggi ci sarà la S.D.D.D.C. dovrà farsi da parte, o meglio: scappare.

L'orca assassina non vuole rivali nelle sue acque, e insensibile alla diplomazia ed al buonismo becero, non fa altro che mangiarseli.

Mi sembra pure inutile dire cosa ormai risapute, cioè che è un multifrequenze.

Ed era ora, finalmente risolte (sembra) le diatribe di Brevetti con altre case produttrici che erroneamente credevano (o fingevano di credere) di aver inventato le multifrequenze, quando le utilizzavano solamente, la XP ha tirato fuori dalla manica l'asso vincente.

Un asso pigliatutto.

Su questo non ci sono dubbi.

Il dubbio è solo questo: voglio io spendere 1600 Euro

E anche questo: voglio io cercare sapendo di fare terra bruciata al mio passaggio?

Alcune settimane fa, già sapendo dell'imminente uscita del Deus II, ho venduto il mio "vecchio" Deus versione completa, immaginando di far posto al nuovo.

Però ancora non sono sicurissimo se davvero voglio questo metal, forse mi voglio auto-limitare, e acquisterò invece un Minelab serie Vanquish.

Ho detto "auto-limitare", quando invece, ed in realtà, voglio provare uno strumento che inevitabilmente sarà meno performante del Deus II, e che quindi avrà bisogno di un qualcosa che pur studiando a casa per mesi non potrai mai avere, se non scontrandoti per ore e ore con le dura realtà dei campi di battaglia.

Quel "qualcosa" si chiama MANICO!

E per farsi il cosiddetto manico, cioè grande abilità acquisita e intuitiva di uno strumento, ci vuole perseveranza, e tanta.

Cosa che un cercatore di certo ha in abbondanza. 


Una curiosità: sembra che il DEUS II si sarebbe dovuto chiamare S.D.D.XP

cioè Super-Deus-della-XP. 

Vi ricorda qualcosa?


Alla prossima.


© 2021 by "Dino Conta".

martedì 26 gennaio 2021

Potenzialità metafisiche aumentate durante la ricerca con il metal-detector.

 

Alcuni giorni fa sono andato in una selva oscura per dedicare tutte le mie forze fisiche in grande eccedenza, in quella che io reputo l'attività principe dell'Universo: la ricerca di oggetti perduti.

In uno di quei boschi così bui, così tetri, che anche quando il sole brilla al massimo fulgore, i raggi di luce non riescono a penetrarlo, se non in brevissimi tratti.

Se poi aggiungiamo che oltre ai fitti alberi, la zona è ricoperta da una innaturale ed inquietante presenza di giganteschi rovi dalle spine lunghe quanto il palmo di una mano, è facile capire perché questo bosco non è per niente battuto da altri cercatori.

E questo non mi dispiace, anzi.

Sentivo il bisogno urgente di staccarmi completamente da ogni tipo di contatto umano, e questo posto mi garantiva la solitudine agognata.

Arrivato quando ancora la brina formava un tappeto bianco glaciale così tanto che il camminarvi sopra provocava quel tipico rumore di ghiaccio spaccato sotto il peso della decisa falcata.

Un suono per me idilliaco, a tratti magico e quasi ipnotizzante.

Così tanto, che dopo circa mezz'ora di cammino, ancora non avevo deciso di fermarmi per montare il mio amato metal-detector.

Una piccola oasi di sottobosco scevra di rovi, mi indusse finalmente a cominciare la ricerca.

Dopo circa un'ora il bottino è già cospicuo: ben 15 devozionali!

Evidentemente sono capitato sotto un albero in cui antichi frequentatori del bosco erano usi appendere medagliette religiose in segno di devozione. 

Parti di fili metallici, e resti di striscette di cuoio indurito, legati agli anellini delle medaglie religiose, mi fanno propendere per questa non azzardata ipotesi.

Il sudore comincia a colare sulla fronte, nonostante il freddo intenso delle prime ore dedicate alle Lodi di uno spietato gennaio.

E qui commetto un banale errore, da principiante, come se fosse la prima volta in un bosco: mi asciugo con le mani infangate, le lacrime di sudore colate sugli occhi. Che sciocco! Ora me li ritrovo ricoperti di fango e piccoli detriti di fogliame, e forse pure qualche piccolo insetto. Tutto cola negli occhi, così da non poter più veder nulla. Mi fermo in tempo, non cerco neanche di ripulirmi usando le stesse luride mani, se lo facessi, peggiorerei la situazione, graffierei il bulbo oculare, potrei ferirmi. Cerco la borraccia d'acqua, unica soluzione in un caso del genere, ma sta esattamente dove non dovrebbe trovarsi: dentro lo zaino poggiato incautamente distante da me, in un luogo che ora non posso vedere.

Non lascio mai lo zaino, mai! Lo porto sempre con me sulle spalle, proprio per ogni evenienza.

Ma quella mattina, chissà perché? lo lascio accanto ad un albero, proprio a segnalare quello da cui presumevo fossero caduti i 15 'frutti' che avevo appena ritrovato.

Ho un attimo di sconforto, mi sento troppo vulnerabile in mezzo ad un bosco così tetro, e senza poter vedere nulla. Fa molto freddo e gli occhi mi bruciano. Cerco di calmarmi, infatti, mai andare in panico, altrimenti da una situazione comunque gestibile, potrei ritrovarmi ad affrontarne una ancora peggiore.

E mente respiro con calma e mi faccio forza, sento in lontananza alcuni rametti spezzarsi in maniera ciclica, segno che qualcuno si sta inoltrando nel bosco, e sembra proprio verso la mia direzione.

Non mi piace, potrebbe essere un cinghiale con i suoi cuccioli, un lupo, o peggio ancora un branco di cani randagi. Oppure delle persone, magari non benintenzionate. Tutte situazioni che vanno affrontate al massimo delle mie potenzialità, non certo al buio. Mi accovaccio come quando ci si inginocchia allungando le braccia in avanti in segno di massima devozione. Non so neanche perché, ma lo faccio.

La mia mente si acquieta, niente la disturba, ed è proprio ora che riesco a capire la natura del probabile pericolo. Riesco infatti a "sentire" la mente rumorosa di una persona in progressivo avvicinamento. Ascolto distintamente il rumore che fanno i suoi pensieri scoordinati. In alcuni casi leggo cioè che pensa, proprio come se stessi leggendo una pagina confusa, piena di appunti e di scarabocchi.

Non rimango così tanto sorpreso come si potrebbe immaginare.

Potenzialità metafisiche aumentate mi hanno sempre accompagnato nel corso della vita, sin dalla nascita. E questo non è sempre stato un bene per me, anzi, molte volte ho fatto di tutto per tornare alla 'normalità', cioè nel binario canonico assegnato ad ognuno di noi.

Oggi, però, in questo bosco, proprio non mi aspettavo di poter captare una persona nei paraggi solo collegandomi al suo rumore prodotto dalla sua mente inquieta.

Sì, non leggendo i suoi pensieri, ma ascoltando il rumore prodotto dagli 'ingranaggi' della sua mente, prima di tutto.

Concentrandomi senza sforzo captavo le sue non limpide intenzioni, sentivo, cioè, che di questo essere umano sarebbe stato meglio stare alla larga, non farsi trovare.

E proprio ora che sono momentaneamente menomato da quella fanghiglia che mi è entrata negli occhi!

Un colpo di genio, ricordo che in effetti del liquido a portata di mano ce l'ho, è la mia stessa pipì.

Non sarà l'acqua della borraccia, che si trova chissà dove, ma andrà bene lo stesso.

Per fortuna ancora non l'avevo fatta, e complice il tanto freddo, il caffè, le vitamine prese appena sveglio, un caldo fiume in piena scorreva sulle mie mani per essere poi riversato negli occhi.

Finalmente ci vedo, e mi chiedo come mai non ci avessi pensato prima.

Ora devo capire se nascondermi ancora di più da quell'uomo che sembra già essere a poche decine di metri da dove mi trovo. Non faccio in tempo a decidere, che già intravedo la sagoma dell'uomo, e purtroppo per me, scopro che invece di uno, sono ben 3 gli uomini.

Evidentemente il 'rumore' era di più menti, o forse davvero solo di una, quella più agitata.

Ad ogni modo mi tengo ben nascosto dietro l'albero più grosso dei dintorni.

Ho recuperato lo zaino, e vi ho prontamente infilato pure il metal-detector, non vorrei dover fuggire in mezzo ai rovi con il metal in mano. Studio i tre che nel frattempo si sono fermati e chiacchierano.

E capisco le loro intenzioni, avevo ragione, era meglio tenersi alla larga, sono infatti dei banditi, parlano di armi nascoste, di dove le avevano messe.

Evidentemente non trovano più il luogo dove le avranno sepolte, sono molto nervosi, litigano fra di loro, ed uno dice ad un altro "Pensa se ora incontriamo qualcuno nel bosco, ci manca solo questa...", l'altro gli risponde "E che problema c'è?! Lo facciamo fuori e via a pedalare...". 


Ognuno di noi, nel corso della sua vita, ha avuto esperienze particolari, di natura non strettamente fisica, inutile negarlo.

Io in quel momento, in quel bosco maledetto, ringraziai il Dio dei Cercatori per avermi illuminato e datomi il dono (temporaneo) di poter sentire persone malvagie in avvicinamento.

Ma ora come uscirne, come sgattaiolare via senza farsi sentire o farsi vedere?

Sì certo, potrei semplicemente scappare a gambe levate, e fregarmene del rumore che farei nella corsa.

Persone determinate, cattive, e con un mira buona (sembravano armati di pistole), avrebbero potuto facilmente mettere fine ai miei giorni, troppo rischiosa la fuga rumorosa. 

Anche ora, e non so bene perché pure questa volta, mi inginocchio come a volermi fondere con il terreno del bosco. Da questa posizione quasi mi sdraio in avanti, e comincio a volere fortemente uscire da quella brutta situazione. Mi dico fra me e me "Vai via da qui, ora, subito!!". Ordino a me stesso di trovare velocemente una soluzione, per poi chiedere al Dio dei Cercatori di fare qualcosa. Non lo chiedo lagnandomi, quasi lo pretendo, sono arrabbiato, chiedo al nostro Dio di fare in modo di non essere visto dai quei 3 farabutti.

Una richiesta durata pochi minuti, forse solo 2, e ormai quando pensavo di dover affrontare a muso duro i 3 miserabili, una fitta ed innaturale nebbia scendeva proprio nella zona dove mi trovavo io, e di conseguenza dove si trovavano anche i tre esseri immondi.

Solo lì, solo nella nostra parte di bosco.

Infatti poco prima che la nebbia toccasse terra, riuscivo a scorgere la completa visibilità nelle altre zone del bosco.

Un miracolo! Una speciale richiesta esaudita. O forse, chissà?, il percepito e l'impercettibile si sono uniti nel mio sforzo senza sforzo e hanno prodotto questo magico risultato.

Vallo a sapere. Sta di fatto che non ho perso tempo, e sono andato via senza essere visto, con i 3 vermi infernali che gridavano "Chi c'è ? C'è qualcunoooo?...".

Una volta arrivato al paese più vicino mi recavo alla Stazione dei Carabinieri per segnalare la presenza nel bosco di 3 pericolosissimi individui, con il suggerimento di abbatterli prontamente nel caso avessero reagito, visto che potevano essere armati.


Nel passato già mi era capitato di essere stato "aiutato" da una repentina coltre di nebbia, che mi aveva celato in momenti in cui non volevo proprio essere visto.

Un caso fra tutti, questo:

mi trovavo in alta montagna, in una tarda mattinata di una assolatissima domenica di metà luglio, di qualche anno fa. 

Eravamo un nutrito gruppo di escursionisti, partiti tutti da Roma verso una bella, e a tratti pericolosa, montagna abruzzese.

Quasi tutte donne, se non erro su una ventina di persone, gli uomini erano solo 4, me compreso.

Arriviamo dopo ore di cammino impervio, verso il rush finale, la vetta è vicina.

Qui il paesaggio è ancora più brullo, non vi è traccia di alberi, di arbusti, niente di niente, il paesaggio marziano è quello che più si avvicina alla descrizione di questa montagna impervia.

E proprio qui ed ora che io ho un fortissimo stimolo di defecare!

La mattina, appena arrivati nel piccolo paese alle pendici della montagna, ci eravamo fermati al bar per prendere un caffè. Io non avrei voluto, già avevo fatto colazione, e inoltre il bar era tenuto in condizioni penose: sporco, disadorno, con la macchina del caffè che non aveva visto una profonda pulizia dai tempi di quando volavano i biplani. Ma l'insistenza, a tratti inopportuna, delle donne del gruppo mi avevano fatto mettere da parte i timori, e svogliatamente avevo sorseggiato il caffè più cattivo della mia vita. E i risultati si erano presentati proprio quando non dovevano, a pochi metri di una vetta senza nessun tipo di riparo dagli occhi indiscreti (e penso anche divertiti..) degli altri componenti del gruppo. Dovevo urgentemente liberarmi gli intestini, e come potevo farlo di fronte a tutti? Fossero stati tutti uomini, no problem, ma di fronte a 16 ragazze proprio non me la sentivo di fare la figura, ed è il caso di dirlo, di merda. Mi contorcevo, cercavo di non camminare spedito per trattenere sino all'inverosimile, ma capivo che non avrei resistito a lungo. Inutile cercare un masso, un arbusto, proprio non c'era modo di nascondersi. E appena cercavo di rimanere indietro, tutti si fermavano, attendendomi nei pressi. Disperato, mi accovaccio nel momento in cui tutti sono avanti nella fila, e proprio come nel bosco di cui ho raccontato poc'anzi, chiedo al Supremo, il Dio dei Cercatori, un fattivo aiuto. Quasi istantaneamente, in pochi secondi, una fittissima nebbia mi avvolge, tutta la cima della montagna è diventata di colpo invisibile. Non si vede a 10 centimentri dal naso. Panico dei più, c'è chi urla disperato, chi grida agli altri di fermarsi sul posto, per evitare di cadere nel vuoto. Io, capendo di avere a disposizione il mantello dell'invisibilità solo per pochi minuti, mi apparto e faccio rapidamente quello che tanto volevo fare. Copro con terra, mi lavo con l'acqua della borraccia, non lascio traccia insomma. E appena terminato, quella nebbia fitta come una colata di grigio cemento, scompare dissolvendosi formando curiose e repentine spire che guizzano verso l'alto dei cieli.

Nessuno ha avuto sentore di cosa avessi fatto io nel frattempo, tutti a chiedersi cosa fosse successo.

Vero, in montagna può capitare che appaia la nebbia improvvisamente, anche in estate. Ma quella, e tutti erano concordi, non era la 'solita' nebbia, era qualcosa di indescrivibile. Di mai visto prima. E detto da persone che vanno in montagna da tanti anni.

Io credo che una volta ritirato in me stesso, e richiesto un intervento divino, un aiuto fulmineo sia apparso sotto forma di nebbia.

Una invisibilità fugace che mi ha aiutato altre volte, e che magari un giorno racconterò ancora.

Una esperienza metafisica che sono sicuro sia capitata a molti Cercatori.

Non è così?


Alla prossima.


© 2021 by "Dino Conta".