martedì 26 gennaio 2021

Potenzialità metafisiche aumentate durante la ricerca con il metal-detector.

 

Alcuni giorni fa sono andato in una selva oscura per dedicare tutte le mie forze fisiche in grande eccedenza, in quella che io reputo l'attività principe dell'Universo: la ricerca di oggetti perduti.

In uno di quei boschi così bui, così tetri, che anche quando il sole brilla al massimo fulgore, i raggi di luce non riescono a penetrarlo, se non in brevissimi tratti.

Se poi aggiungiamo che oltre ai fitti alberi, la zona è ricoperta da una innaturale ed inquietante presenza di giganteschi rovi dalle spine lunghe quanto il palmo di una mano, è facile capire perché questo bosco non è per niente battuto da altri cercatori.

E questo non mi dispiace, anzi.

Sentivo il bisogno urgente di staccarmi completamente da ogni tipo di contatto umano, e questo posto mi garantiva la solitudine agognata.

Arrivato quando ancora la brina formava un tappeto bianco glaciale così tanto che il camminarvi sopra provocava quel tipico rumore di ghiaccio spaccato sotto il peso della decisa falcata.

Un suono per me idilliaco, a tratti magico e quasi ipnotizzante.

Così tanto, che dopo circa mezz'ora di cammino, ancora non avevo deciso di fermarmi per montare il mio amato metal-detector.

Una piccola oasi di sottobosco scevra di rovi, mi indusse finalmente a cominciare la ricerca.

Dopo circa un'ora il bottino è già cospicuo: ben 15 devozionali!

Evidentemente sono capitato sotto un albero in cui antichi frequentatori del bosco erano usi appendere medagliette religiose in segno di devozione. 

Parti di fili metallici, e resti di striscette di cuoio indurito, legati agli anellini delle medaglie religiose, mi fanno propendere per questa non azzardata ipotesi.

Il sudore comincia a colare sulla fronte, nonostante il freddo intenso delle prime ore dedicate alle Lodi di uno spietato gennaio.

E qui commetto un banale errore, da principiante, come se fosse la prima volta in un bosco: mi asciugo con le mani infangate, le lacrime di sudore colate sugli occhi. Che sciocco! Ora me li ritrovo ricoperti di fango e piccoli detriti di fogliame, e forse pure qualche piccolo insetto. Tutto cola negli occhi, così da non poter più veder nulla. Mi fermo in tempo, non cerco neanche di ripulirmi usando le stesse luride mani, se lo facessi, peggiorerei la situazione, graffierei il bulbo oculare, potrei ferirmi. Cerco la borraccia d'acqua, unica soluzione in un caso del genere, ma sta esattamente dove non dovrebbe trovarsi: dentro lo zaino poggiato incautamente distante da me, in un luogo che ora non posso vedere.

Non lascio mai lo zaino, mai! Lo porto sempre con me sulle spalle, proprio per ogni evenienza.

Ma quella mattina, chissà perché? lo lascio accanto ad un albero, proprio a segnalare quello da cui presumevo fossero caduti i 15 'frutti' che avevo appena ritrovato.

Ho un attimo di sconforto, mi sento troppo vulnerabile in mezzo ad un bosco così tetro, e senza poter vedere nulla. Fa molto freddo e gli occhi mi bruciano. Cerco di calmarmi, infatti, mai andare in panico, altrimenti da una situazione comunque gestibile, potrei ritrovarmi ad affrontarne una ancora peggiore.

E mente respiro con calma e mi faccio forza, sento in lontananza alcuni rametti spezzarsi in maniera ciclica, segno che qualcuno si sta inoltrando nel bosco, e sembra proprio verso la mia direzione.

Non mi piace, potrebbe essere un cinghiale con i suoi cuccioli, un lupo, o peggio ancora un branco di cani randagi. Oppure delle persone, magari non benintenzionate. Tutte situazioni che vanno affrontate al massimo delle mie potenzialità, non certo al buio. Mi accovaccio come quando ci si inginocchia allungando le braccia in avanti in segno di massima devozione. Non so neanche perché, ma lo faccio.

La mia mente si acquieta, niente la disturba, ed è proprio ora che riesco a capire la natura del probabile pericolo. Riesco infatti a "sentire" la mente rumorosa di una persona in progressivo avvicinamento. Ascolto distintamente il rumore che fanno i suoi pensieri scoordinati. In alcuni casi leggo cioè che pensa, proprio come se stessi leggendo una pagina confusa, piena di appunti e di scarabocchi.

Non rimango così tanto sorpreso come si potrebbe immaginare.

Potenzialità metafisiche aumentate mi hanno sempre accompagnato nel corso della vita, sin dalla nascita. E questo non è sempre stato un bene per me, anzi, molte volte ho fatto di tutto per tornare alla 'normalità', cioè nel binario canonico assegnato ad ognuno di noi.

Oggi, però, in questo bosco, proprio non mi aspettavo di poter captare una persona nei paraggi solo collegandomi al suo rumore prodotto dalla sua mente inquieta.

Sì, non leggendo i suoi pensieri, ma ascoltando il rumore prodotto dagli 'ingranaggi' della sua mente, prima di tutto.

Concentrandomi senza sforzo captavo le sue non limpide intenzioni, sentivo, cioè, che di questo essere umano sarebbe stato meglio stare alla larga, non farsi trovare.

E proprio ora che sono momentaneamente menomato da quella fanghiglia che mi è entrata negli occhi!

Un colpo di genio, ricordo che in effetti del liquido a portata di mano ce l'ho, è la mia stessa pipì.

Non sarà l'acqua della borraccia, che si trova chissà dove, ma andrà bene lo stesso.

Per fortuna ancora non l'avevo fatta, e complice il tanto freddo, il caffè, le vitamine prese appena sveglio, un caldo fiume in piena scorreva sulle mie mani per essere poi riversato negli occhi.

Finalmente ci vedo, e mi chiedo come mai non ci avessi pensato prima.

Ora devo capire se nascondermi ancora di più da quell'uomo che sembra già essere a poche decine di metri da dove mi trovo. Non faccio in tempo a decidere, che già intravedo la sagoma dell'uomo, e purtroppo per me, scopro che invece di uno, sono ben 3 gli uomini.

Evidentemente il 'rumore' era di più menti, o forse davvero solo di una, quella più agitata.

Ad ogni modo mi tengo ben nascosto dietro l'albero più grosso dei dintorni.

Ho recuperato lo zaino, e vi ho prontamente infilato pure il metal-detector, non vorrei dover fuggire in mezzo ai rovi con il metal in mano. Studio i tre che nel frattempo si sono fermati e chiacchierano.

E capisco le loro intenzioni, avevo ragione, era meglio tenersi alla larga, sono infatti dei banditi, parlano di armi nascoste, di dove le avevano messe.

Evidentemente non trovano più il luogo dove le avranno sepolte, sono molto nervosi, litigano fra di loro, ed uno dice ad un altro "Pensa se ora incontriamo qualcuno nel bosco, ci manca solo questa...", l'altro gli risponde "E che problema c'è?! Lo facciamo fuori e via a pedalare...". 


Ognuno di noi, nel corso della sua vita, ha avuto esperienze particolari, di natura non strettamente fisica, inutile negarlo.

Io in quel momento, in quel bosco maledetto, ringraziai il Dio dei Cercatori per avermi illuminato e datomi il dono (temporaneo) di poter sentire persone malvagie in avvicinamento.

Ma ora come uscirne, come sgattaiolare via senza farsi sentire o farsi vedere?

Sì certo, potrei semplicemente scappare a gambe levate, e fregarmene del rumore che farei nella corsa.

Persone determinate, cattive, e con un mira buona (sembravano armati di pistole), avrebbero potuto facilmente mettere fine ai miei giorni, troppo rischiosa la fuga rumorosa. 

Anche ora, e non so bene perché pure questa volta, mi inginocchio come a volermi fondere con il terreno del bosco. Da questa posizione quasi mi sdraio in avanti, e comincio a volere fortemente uscire da quella brutta situazione. Mi dico fra me e me "Vai via da qui, ora, subito!!". Ordino a me stesso di trovare velocemente una soluzione, per poi chiedere al Dio dei Cercatori di fare qualcosa. Non lo chiedo lagnandomi, quasi lo pretendo, sono arrabbiato, chiedo al nostro Dio di fare in modo di non essere visto dai quei 3 farabutti.

Una richiesta durata pochi minuti, forse solo 2, e ormai quando pensavo di dover affrontare a muso duro i 3 miserabili, una fitta ed innaturale nebbia scendeva proprio nella zona dove mi trovavo io, e di conseguenza dove si trovavano anche i tre esseri immondi.

Solo lì, solo nella nostra parte di bosco.

Infatti poco prima che la nebbia toccasse terra, riuscivo a scorgere la completa visibilità nelle altre zone del bosco.

Un miracolo! Una speciale richiesta esaudita. O forse, chissà?, il percepito e l'impercettibile si sono uniti nel mio sforzo senza sforzo e hanno prodotto questo magico risultato.

Vallo a sapere. Sta di fatto che non ho perso tempo, e sono andato via senza essere visto, con i 3 vermi infernali che gridavano "Chi c'è ? C'è qualcunoooo?...".

Una volta arrivato al paese più vicino mi recavo alla Stazione dei Carabinieri per segnalare la presenza nel bosco di 3 pericolosissimi individui, con il suggerimento di abbatterli prontamente nel caso avessero reagito, visto che potevano essere armati.


Nel passato già mi era capitato di essere stato "aiutato" da una repentina coltre di nebbia, che mi aveva celato in momenti in cui non volevo proprio essere visto.

Un caso fra tutti, questo:

mi trovavo in alta montagna, in una tarda mattinata di una assolatissima domenica di metà luglio, di qualche anno fa. 

Eravamo un nutrito gruppo di escursionisti, partiti tutti da Roma verso una bella, e a tratti pericolosa, montagna abruzzese.

Quasi tutte donne, se non erro su una ventina di persone, gli uomini erano solo 4, me compreso.

Arriviamo dopo ore di cammino impervio, verso il rush finale, la vetta è vicina.

Qui il paesaggio è ancora più brullo, non vi è traccia di alberi, di arbusti, niente di niente, il paesaggio marziano è quello che più si avvicina alla descrizione di questa montagna impervia.

E proprio qui ed ora che io ho un fortissimo stimolo di defecare!

La mattina, appena arrivati nel piccolo paese alle pendici della montagna, ci eravamo fermati al bar per prendere un caffè. Io non avrei voluto, già avevo fatto colazione, e inoltre il bar era tenuto in condizioni penose: sporco, disadorno, con la macchina del caffè che non aveva visto una profonda pulizia dai tempi di quando volavano i biplani. Ma l'insistenza, a tratti inopportuna, delle donne del gruppo mi avevano fatto mettere da parte i timori, e svogliatamente avevo sorseggiato il caffè più cattivo della mia vita. E i risultati si erano presentati proprio quando non dovevano, a pochi metri di una vetta senza nessun tipo di riparo dagli occhi indiscreti (e penso anche divertiti..) degli altri componenti del gruppo. Dovevo urgentemente liberarmi gli intestini, e come potevo farlo di fronte a tutti? Fossero stati tutti uomini, no problem, ma di fronte a 16 ragazze proprio non me la sentivo di fare la figura, ed è il caso di dirlo, di merda. Mi contorcevo, cercavo di non camminare spedito per trattenere sino all'inverosimile, ma capivo che non avrei resistito a lungo. Inutile cercare un masso, un arbusto, proprio non c'era modo di nascondersi. E appena cercavo di rimanere indietro, tutti si fermavano, attendendomi nei pressi. Disperato, mi accovaccio nel momento in cui tutti sono avanti nella fila, e proprio come nel bosco di cui ho raccontato poc'anzi, chiedo al Supremo, il Dio dei Cercatori, un fattivo aiuto. Quasi istantaneamente, in pochi secondi, una fittissima nebbia mi avvolge, tutta la cima della montagna è diventata di colpo invisibile. Non si vede a 10 centimentri dal naso. Panico dei più, c'è chi urla disperato, chi grida agli altri di fermarsi sul posto, per evitare di cadere nel vuoto. Io, capendo di avere a disposizione il mantello dell'invisibilità solo per pochi minuti, mi apparto e faccio rapidamente quello che tanto volevo fare. Copro con terra, mi lavo con l'acqua della borraccia, non lascio traccia insomma. E appena terminato, quella nebbia fitta come una colata di grigio cemento, scompare dissolvendosi formando curiose e repentine spire che guizzano verso l'alto dei cieli.

Nessuno ha avuto sentore di cosa avessi fatto io nel frattempo, tutti a chiedersi cosa fosse successo.

Vero, in montagna può capitare che appaia la nebbia improvvisamente, anche in estate. Ma quella, e tutti erano concordi, non era la 'solita' nebbia, era qualcosa di indescrivibile. Di mai visto prima. E detto da persone che vanno in montagna da tanti anni.

Io credo che una volta ritirato in me stesso, e richiesto un intervento divino, un aiuto fulmineo sia apparso sotto forma di nebbia.

Una invisibilità fugace che mi ha aiutato altre volte, e che magari un giorno racconterò ancora.

Una esperienza metafisica che sono sicuro sia capitata a molti Cercatori.

Non è così?


Alla prossima.


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